Dall’associazione Caponnetto riceviamo e pubblichiamo. “L’operazione “El Dorado” portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha non solo messo in evidenza la presenza e le modalità di azione delle ‘ndrine sul territorio viterbese, ma ha anche, e soprattutto, acceso i riflettori su quanto andiamo denunciando da anni ovvero come e quanto la criminalità organizzata di stampo mafioso sia radicata nel territorio dell’Alto Lazio e come ne influenzi l’economia. Una situazione che ha trovato terreno fertile nell’ostentato negazionismo delle istituzioni, a partire da quelle locali sino ad arrivare al Prefetto e al Ministro dell’Interno che solo un anno fa, in occasione della firma del Protocollo della Legalità legato alla realizzazione dell’Autostrada Tirrenica, parlavano di Viterbo come di un territorio sano che non destava preoccupazioni. Eppure la cronaca degli ultimi anni ha visto succedersi sia numerosi eventi definiti in gergo“reati spia” quali attentati incendiari, estorsioni, appalti pilotati etc, sia vere e proprie operazioni antimafia e/o arresti di affiliati alle varie“famiglie”, che rendevano bene evidente la gravità della situazione e la pluralità di interessi criminali di cui il territorio era ed è fatto oggetto. Non possiamo sapere se l’ostentato negazionismo fosse figlio di incapacità, di paura o di collusione; certo è che persistere nel negare il fenomeno e non assumere condotte e provvedimenti conseguenti non può che configurarsi come una latente complicità a tale situazione. Per questo auspichiamo che le Istituzioni tutte, procure, prefetture, enti locali e la stessa Regione, ognuno per la propria competenza, prendano spunto da quanto accaduto per alzare il livello di guardia incominciando a leggere quanto accade non più come singolo episodio, ma come sintomo di una più estesa patologia ed attivando più stringenti controlli ed indagini, soprattutto in campo patrimoniale. Un impegno, quello di contrasto alle mafie, che non può prescindere, inoltre, dal porsi a garante delle legalità costituendosi parte civile nelle aule di giustizia; azione che la nostra Associazione preannuncia in questa vicenda e che auspichiamo sia condotta anche dagli enti locali interessati. Abbiamo avuto già modo di dire che per contrastare le mafie non sono sufficienti celebrazioni e lezioncine di legalità, ma servono azioni concrete di prevenzione del fenomeno: l’antimafia non si enuncia, ma si pratica e, purtroppo, nell’Alto Lazio tra le istituzioni a praticarla sono ancora troppi pochi. E il grave grado di radicamento delle mafie nell’Alto Lazio, di cui l’operazione El Dorado è solo un aspetto, è lì a dimostrarlo”.