Ci permettiamo di entrare nel merito del dibattito sul polo universitario. Fermo restando il fatto che è ingeneroso non riconoscere i meriti di chi ha contribuito a creare il polo universitario cittadino, crediamo che l’impegno vada profuso, più che in polemiche, nel tracciare un indirizzo serio per il futuro.

Quando il polo venne istituito era un periodo di forte espansione delle università, che cercavano di uscire dai contesti originari, di diversificare l’offerta formativa per rispondere ai mutamenti del mercato del lavoro. In quest’ottica le pubbliche amministrazioni, le fondazioni di origine bancaria e le associazioni datoriali, facevano a gara per finanziare i nuovi insediamenti del sapere.

Oggi gli atenei in Italia sono 91. Le sedi dei corsi sono dislocate in 171 città. Avere, oggi, una sede universitaria non è una cosa eccezionale. La differenza, semmai, viene data dalla particolarità e dalla qualità dei percorsi formativi. Civitavecchia ospita i corsi di laurea magistrale in economia circolare, quello in biologia e ecologia marina e le lauree brevi in economia aziendale e scienze ambientali. Certo è una comodità per gli studenti locali, che non saranno più schiavi del pendolarismo. Ma è indubbio che un sistema nato anni fa vada comunque ricalibrato sulle necessità attuali.
Ci piacerebbe che il polo universitario cittadino non sia solo una scorciatoia per non prendere il treno, ma che diventi un punto di eccellenza nel sistema universitario regionale. Sono due cose diverse. Questo vuol dire andare al di là delle lauree brevi e di quelle magistrali, puntando sull’alta specializzazione e sui master. Un polo universitario a Civitavecchia ha senso solo se riesce a richiamare studenti da ogni angolo della regione, puntando sulla peculiarità dell’offerta didattica.
Un flusso di studenti in ingresso, e non solo accontentare quelli del territorio, vorrebbe dire, al di là del blasone cittadino, case che si affittano, persone che fanno la spesa nei nostri negozi, interscambio umano ed intellettuale, crescita culturale.
In soldoni: è sbagliato pensare all’università come un’isola, un trofeo o come una “comodità”. L’università è sapere, eccellenza formativa, possibilità di sviluppo economico e culturale.

Se chiediamo ad un cittadino di Civitavecchia dove sia il polo universitario, riceveremo risposte molto fantasiose. In tutti questi anni il polo universitario è rimasto un corpo estraneo nella città. Non mettiamo in dubbio il lavoro svolto dai docenti, che, di certo, è stato eccellente. Ma se la città non riconosce la propria università un problema c’è. Noi vogliamo un’università nella città. Una sede accademica che sia capace di portare valore aggiunto al tessuto economico, sociale e culturale. Lavoreremo per questo.

Jenny CRISOSTOMI – Alessio GATTI

Civitavecchia

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