“Anche le persone più distratte avranno di certo notato che intere zone della nostra città sono rimaste sprovviste di edicole. Accade che i chioschi, quelle piccole costruzioni situate in tante piazze e vie cittadine, che rappresentano da generazioni gli elementi più caratteristici e irrinunciabili del paesaggio urbano tanto da trovarli inseriti anche nelle cartoline d’epoca, vanno progressivamente chiudendo. Ogni chiusura lascia un generale rimpianto, dal momento che l’edicola è il classico luogo dell’accoglienza al quale un po’ tutti facciamo abituale riferimento, vuoi per l’acquisto di giornali, che di riviste o  giornalini per i piccoli e per le occorrenze più varie. Siamo in presenza di un processo involutivo che procura amarezza non esclusivamente sotto il profilo affettivo, ma per il duplice preoccupante segnale che trasmette: lo sfaldarsi del tessuto connettivo della città e il risolversi dell’informazione in quella mera acquisizione di n otizie che va assestando colpi su colpi alla lettura.     E infatti, sono gli stessi operatori del settore a denunciare come prima ragione della contrazione del numero di edicole il maggior utilizzo della rete che induce il calo delle vendite dei quotidiani da cui essi traggono un aggio essenziale, sebbene modesto.  E’ un dato acquisito,  infatti, che le notizie corredate di immagini tratte da internet presumono, con sempre maggiore insistenza, di assumere con la loro sintetica immediatezza, i contorni del sapere. E cercano di sostituirsi all’autentica conoscenza che solo la carta stampata è in grado di dare con la sua capacità di integrare l’informazione, inserirla nell’esatto contesto, arricchirla dei necessari riferimenti, approfondimenti, interpretazioni e commenti. Se lasciamo che chiudano le edicole agevoliamo senz’altro una tale preoccupante tendenza. Le difficoltà in cui si dibattono gli edicolanti, che svolgono una funzione dai  chiari risvolti pubblici e culturali che non a caso è esercitata per lo più da elementi giovani e preparati, sono senz’altro meritevoli di un concreto segnale di attenzione da parte delle pubbliche autorità.  L’insufficiente remunerazione di chi si attende la giusta retribuzione dalla vendita di giornali, un lavoro che si connota della complessità e dello stress che si accumulano in un orario estremamente pesante, non si sana unicamente  con la  diversificazione dell’offerta di prodotti e servizi, cui del resto si fa già il più ampio ricorso. Oltre al fatto enunciato in premessa pesa la concorrenza dei supermercati, la forte incidenza del fisco e delle tasse comunali (occupazione del suolo pubblico e rifiuti), la difficoltà di ottenere ampliamenti dei rispettivi manufatti. Se tuttavia si conviene circa il ruolo prezioso e insostituibile delle dette attività occorre che la città e per essa l’amministrazione comunale, si faccia carico di vagliare con la massima cura questi gravi disagi e di adottare con sollecitudine le misure atte a salvaguardare chi vi si dedica  così da renderle concretamente praticabili”.

Il consiglio direttivo de Il Trittico

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