Regia e adattamenti di Enrico Maria Falconi.
La Produzione “8P Management” con la Compagnia “Blue In The Face” invita il 17 Gennaio per un doppio appuntamento con le Matinèe D’Autore e la sera alle 21.

Platea 10 euro e Galleria 5 euro, info e prenotazioni biglietti 3471521237
Oltre 60 artisti (tra attori, ballerini, acrobati e cantanti) daranno la caccia alla Balena Bianca che, in questa lettura scenica, rappresenta la propria visione del divino. Dopo il grande successo in uno dei teatri più importanti d’Italia, l’Altieri di Torino, MOBY DICK -Me Stesso. Cerco di Enrico Maria Falconi approda in un fuori Cartellone al Teatro Traiano il 17 gennaio per l’intera giornata. La mattina infatti per gli istituti che partecipano al progetto di alternanza Scuola-Lavoro e la sera alle 21 per il pubblico: Platea a 10 euro e Galleria 5. “Moby Dick – Me stesso. Cerco.” è la personale rilettura che Enrico Maria Falconi ha dato al celebre romanzo di Melville. Quel “mostro” che “non si mostra” se non alla fine, attraverso un suo angelo, e che Ismael sente di avere già dentro e che ritrova nel capitano Akab e nel suo equipaggio “surreale”.
La città di Nantucket, rappresentata nell’esterno del Teatro, è l’ultimo lembo di terra prima del mare. Da lì, il giovane Ismael arriva per partire. Un viaggio in cerca di se stesso. Un viaggio che necessita non di terra ferma bensì di terra mobile, ossia di Mare. Ismael percepisce così che solo nella mutevolezza dell’acqua può trovare il suo posto fermo. Il Pequod, la baleniera su cui si imbarca Ismael, è metafora del Pianeta Terra. Una visione “illuminista” dove l’uomo crede di essere al centro di tutto e non si accorge che il Leviatano (la Balena Bianca) ha già, come creatore, ingurgitato il Pequod (e, quindi, la Terra). Solo Akab, che fonde in sé il suo essere sia Ulisse che Caronte, sa quale è la fine ma, sebbene ne sia cosciente, non può fare a meno di condurre l’equipaggio verso una fine naturale. Tale fine è irrinunciabile in quanto lo stesso Akab non può sfuggire alla sua fame di conoscenza. Un viaggio il cui arrivo è ancora il viaggio. In un epilogo inaspettato nella manifestazione di quello che gli uomini credono sia Dio ma, forse, è solo un suo emissario.

 

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