“In Paese c’è fermento pre-elettorale. Girano voci, si fanno illazioni, si ipotizzano scese in campo. Voci inquietanti perché invece di avere come tema centrale il futuro di questa città allo stremo – senza servizi, senza opportunità e senza un centesimo nelle casse – riguardano unicamente il toto-sindaco. Tornano a echeggiare i soliti nomi, che credevamo ormai consegnati alla storia.
Nomi di chi avanzerebbe senza vergogna la propria candidatura, contando su un’amnesia collettiva. Facendo leva sulle pessime condizioni in cui versa Santa Marinella, si torna ad evocare l’ormai logoro miraggio dell’uomo forte che stavolta, miracolosamente, risolverà tutti i nostri problemi. E come cura, si propongono le stesse dinamiche che ci hanno condotto a questo degrado.
Dall’una e dall’altra parte, ma anche tra le parti, pare siano già partite le campagne acquisti all’insegna del “che te serve”; ricche di promesse di favori o di scambi ed elargizioni di privilegi. Tra gli affaristi, c’è gran fermento perché, si sa, che qualche metro cubo di cemento o qualche concessione per “fare un po’ come ti pare” non si nega a nessun compare fedele.
Il fatto che né coloro che sembrano sponsorizzare i soliti noti, né i loro candidati abbiano mosso un dito in questi ultimi anni per promuovere un’iniziativa, per appoggiare una proposta o un’azione a beneficio di questo territorio, la dice lunga sui loro reali interessi.
Un dimesso fatalismo genera l’idea che non nulla potrà mai cambiare e che le scelte elettorali risulteranno inutili. Così, invece di pretendere programmi convincenti, ci si accontenterà di ripiegare su una fantomatica “vittoria” di parte, come se mettere un sindaco alla guida della città equivalesse a prendere il biglietto vincente di una lotteria.
Il Paese che Vorrei crede che vivere la politica sia un’altra cosa. Dalle ultime elezioni abbiamo mantenuto attivo un presidio di proposta per la città. Abbiamo una visione di questo Paese e di ciò che potrebbe essere se solo si smettesse di scommettere sulla forza dei comitati d’affari e si disegnasse il futuro all’insegna del rispetto per il nostro ambiente, lo sviluppo dei servizi, la necessità di nuove opportunità occupazionali.
È necessario abbandonare gli schemi consumati e fallimentari dei capibastone, da qualunque matrice provengano.  Dichiarare apertamente la propria contrarietà ai patti inconfessabili con cui un manipolo di persone si spartisce il potere spostandolo da un padrone all’altro, tramite la logica di presunti serbatoi di voto utili solo a garantire tornaconto personale e mai collettivo.
Riportiamo al centro del confronto idee, programmi e progetti riqualificanti per questa città.  Vincere non ha senso se non vince la collettività. Vincere vuol dire essere portatori di azioni in grado di restituire dignità al compito amministrativo, perseguire la giustizia sociale, ridisegnare un futuro sostenibile. Rilanciamo l’idea di una crescita collettiva e agevoliamo il cambiamento con le nostre azioni. Le cose a Santa Marinella possono cambiare”.

Comunicato da Il Paese che Vorrei.

 

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