I piani del Sindaco Tidei, in piena continuità con quelli dell’Amministrazione precedente, impoveriranno ulteriormente la nostra città e metteranno un’ipoteca sulla sua capacità di risanarsi e di generare in futuro entrate per collettività. È venuto il momento di scegliere da che parte stare e decidere se lasciare mano libera al Sindaco oppure se vincolarlo al rispetto dell’interesse pubblico per garantire un futuro al nostro territorio.

In dieci anni, il governo Bacheca ha saccheggiato le risorse del nostro Comune. Oltre ai milioni di debiti che ci hanno portato al dissesto, abbiamo perso la piscina comunale, il campo sportivo, il palazzetto dello sport, la scuola delle Vignacce e l’intero territorio versa in stato di abbandono. A questa devastazione potremmo porre rimedio attraverso una fase di risanamento e attenta gestione e invece, a dare il colpo di grazia, arrivano i progetti di Tidei.

Tramite il sistema del project financing ci si accinge a trasferire i nostri beni comuni e le relative entrate, dalle casse del nostro Comune alle tasche di imprenditori, per anni.

Ecco come funziona. L’amministrazione dà in concessione un bene comune (cioè di tutti) un certo numero di anni al privato che finanzia la realizzazione dell’opera e in cambio gode del beneficio economico della gestione. Il privato imprenditore punta naturalmente a che il business sia il più rilevante e redditizio possibile ma questa ricerca di profitto dovrebbe essere controbilanciata dalla capacità dell’Ente Pubblico di tarare il progetto sulle concrete esigenze della collettività e di negoziare i termini ad essa più favorevoli.

Il problema non è lo strumento in sé ma chi lo strumento lo usa. Infatti, una politica compiacente trasforma e amplifica le caratteristiche dell’opera non in funzione delle reali esigenze della collettività ma di ciò che rende più appetibile l’affare per il costruttore.

Ecco quindi che, nelle mani di Tidei, se per i prossimi 10 anni il Comune ha bisogno di 900 loculi, l’appalto viene richiesto per 3.000; se la passeggiata necessita di un intervento di consolidamento e adeguamento, l’appalto viene riempito di optional che poi nessuno controlla e diventa un affare da 3.000.000 di euro, naturalmente con concessioni esclusive pluriennali; se abbiamo bisogno di sistemare le aree di parcheggio della zona centro, diventa indispensabile inventarsi un appalto per 3 piani di parcheggi sotterranei.

Anche la qualità, la funzionalità, i materiali, la durevolezza nel tempo di quanto si realizza, non rispondono più a criteri di utilità sociale ma si piegano alla logica del profitto. Ovviamente, la definizione e l’approvazione dei progetti, così come il ruolo di controllo, resta nelle mani di chi ha concepito questo disegno ben conoscendo gli interessi degli imprenditori e l’importanza di fornire opportunità e garanzie ai loro investimenti.

Questo significa sacrificare l’interesse pubblico sull’altare degli affari di pochi. Naturalmente i soliti, visto che cambiano i sindaci ma i progetti restano gli stessi.

Il Paese che vorrei

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