“Se ci saranno danni a persone o cose causati dagli stranieri, denunceremo chi ne ha permesso l’arrivo nella nostra città.” Sono pronti a rivolgersi alla magistratura i componenti del Comitato Civico Tarquinia, fortemente preoccupati dalle notizie che danno per certo l’arrivo in città di altri quaranta profughi.

La ferma posizione è scaturita lunedì pomeriggio, durante la riunione del consiglio direttivo del sodalizio, nella quale sono stati affrontati i vari problemi che ruotano attorno all’accoglienza degli extra-comunitari e alla posizione assunta dall’amministrazione comunale.

“L’emergenza profughi ha raggiunto il limite – dichiara il Comitato Civico – ci giungono notizie dell’arrivo di numerosi extra-comunitari in vari paesi della nostra provincia. Ormai è chiaro a tutti che siamo al collasso e che il Governo é incapace di affrontare e risolvere il problema. Intanto i “mercanti di uomini” fanno affari d’oro. Stipano di profughi le imbarcazioni fatiscenti, sapendo che appena al largo delle coste libiche questi disperati saranno raccolti dalle navi di associazioni umanitarie o della marina militare, e portati in Italia.

L’accoglienza è un business per le cooperative, che incassano cifre enormi – dichiara il Comitato – si spendono 35 euro al giorno per migrante, mentre tanti cittadini italiani fanno la fame. Solo a Tarquinia sono 193 le famiglie che attendono da anni una casa popolare.

I profughi che vogliono portare a Tarquinia saranno alloggiati in appartamenti  – prosegue il Comitato – sparpagliati in varie parti della città, senza sentire il parere degli altri inquilini e rendendo difficile, se non impossibile, il controllo da parte delle forze dell’ordine. Abbiamo chiesto inutilmente all’amministrazione comunale di non aderire allo Sprar e di seguire l’esempio di altri comuni italiani che hanno detto no. Purtroppo non siamo stati ascoltati.

Non possiamo rimanere indifferenti a quanto sta accadendo nella nostra città – conclude il Comitato Civico – continueremo a manifestare democraticamente il nostro dissenso e siamo pronti a ricorrere alla magistratura per tutelare chi sarà danneggiato.”

 

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