Il Capitello Venario di Piantangeli. A cura di Glauco Stracci – SSC

Una rara scena di caccia.

 

Dagli scavi avvenuti nei primi anni del 1960, presso l’Abbazia di Piantangeli, nel Comune di Tolfa, emersero interessanti elementi architettonici, tra cui una ben nota serie di capitelli di stile romanico, datati al XII-XIII secolo. Inizialmente esposti nel Palazzo Comunale, oggi sono nel locale Museo Civico. Le varie sculture impresse su tali capitelli ricalcano allegorie del tipico bestiario medioevale; sono raffigurate marcolfie, draghi e melusine. Solo un capitello rappresenta una scena venatoria che non ha riscontri nello stile artistico del Romanico, motivo per cui da sempre è ritenuta una licenza artistica del mastro scalpellino. Nella scena è ritratto un arciere con un cervo in fuga, che volge inconsueto il volto verso di costui, un’opera unica nel suo genere, secondo i diversi studi storici-artistici che si sono cimentati nella trattazione. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, composta nel 77-78 d.C., rimarcava come il cervo solesse schiacciare i serpenti, lo stesso animale era anche sacro a Diana; quel mondo pagano lo aveva assunto a simbolo di purezza. Tale positività si legò al Cristianesimo, constatando come nell’ Antico Testamento il cervo/a assumesse un significato allegorico, quando vi si leggeva “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a Te, o Dio” (Salmi, 42,2). Secondo gli studi di E. J. Grube e di Van Marle la cerva, in chiave allegorica, rappresenta l’anima che anela a Dio, la scena della caccia in sé invece il suo pellegrinare, mentre il cacciatore è il nemico, il male che vuole impedirglielo. Tema che ritroviamo nei commentari patristici dell’Umanesimo con varie sfumature che riprendono S. Agostino, che vedeva nella scena della corsa il pellegrino in cerca di fede e nella cerva Dio stesso, e il miracolo della caccia al cervo, con l’apparizione del Crocefisso, di San Eustachio. Nel discorso del Romanico canonico, la scena della caccia al cervo/a è sovente presente, solamente che l’animale viene cacciato da belve leggendarie, fiere e cani rabbiosi che lo inseguono. Un tema che ricorre nel capitello venario di Piantangeli che, in conclusione, presenta una propria originalità scultorea nella scena venatoria, ma rientra comunque in quella conceptio medioevale a cui si legavano indissolubilmente i canoni propri del Romanico.

STRACCI – SSC