(continua dall’edizione precedente)

Sadismo e desiderio di potere, peraltro in una giovanissima età, (Caligola, divenne Imperatore a circa 25 anni), unite alla presenza di psicopatia e/o sociopatia, possono averlo condotto proprio a quella particolare metodologia di tortura delle sue innumerevoli vittime, costituita da tecniche di uccisione che comportano un vero e proprio calvario prolungato nel tempo della vittima, prima che questa possa giungere a morte.

Caligola, agendo impulsivamente, senza un apparente e reale giustificazione e pianificazione, si può annoverare tra i serial killer del genere disorganizzato. Le sue azioni, non sono metodiche, a volte fa divorare vivi i condannati dalle belve, altre torturando lungamente, sino a morte i condannati per futili se non addirittura inesistenti motivi. A Caligola, non interessa nascondere le tracce dei suoi delitti, anzi, tutt’altro, servono ad intimorire i suoi avversari, che poi sono lo stesso popolo e la classe romana dirigente, nella certezza della sua assoluta impunità, considerandosi a tal proposito, una divinità vivente.

L’impunità dei tanti regnanti che ho avuto modo di studiare, è purtroppo comune ad ogni epoca e luogo del mondo. Il “Leviatano”, scritto dal filosofo e matematico britannico, Thomas Hobbes, vissuto a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo, ne è secondo me la descrizione più esatta. Un libricino, sulla cui copertina era rappresentata la figura biblica di un gigante costituito da tanti singoli individui; il gigante regge in una  mano una spada, simbolo del potere temporale, e nell’altra il pastorale, simbolo del potere religioso. Questo secondo l’autore, ad indicare che i due poteri non andrebbero mai separati, proprio come nel caso di Caligola, che, a differenza di altri imperatori romani, si riteneva anche un dio, quindi di fatto, padrone della vita e della morte, ed anche delle persone stesse durante la loro  vita. Per questo, ritenendosi anche autorizzato a stuprare ogni donna che egli avesse desiderato, che questa fosse stata maritata oppure no, in quanto considerata sua proprietà esclusiva.

Le motivazioni che hanno indotto l’agire di Caligola, come in casi analoghi, sono molteplici ed in parte le ho già evidenziate durante il percorso della mia analisi.

La ipotizzabile presenza di disturbi psichici come la schizofrenia e la psicopatia, tanto da essere stato indotto ad avere dei colloqui con il Dio Giove, che dettero seguito al collegamento della  sua villa con il tempio dedicato al Dio, come pure il sacrificio di decine di migliaia di persone agli dei, rendono indiscutibile l’appartenenza del serial killer in esame, al genere dei così detti visionari/allucinati.

Non può mancare poi l’appartenenza al genere edonistico, assassino seriale questo, che uccide prevalentemente con il mero scopo di provare piacere, torturando e violentando le proprie vittime, mosso da sadismo.

Naturalmente l’appartenenza al genere dominatori, è uno dei profili più rilevanti che possiamo ravvedere in Caligola. Se vogliamo, è il tipo più comune di serial killer, che ha quale scopo principale, quello di esercitare potere sulle proprie vittime. In questo modo, contribuendo ovviamente, a quel famoso e ricorrente rafforzamento della propria stima di sé e quindi della sua forza fisica e mentale, che si ritrova in personaggi analoghi.

A supporto di quanto al punto precedente, sta il fatto che questo genere di assassini, muove le sue azioni, consciamente o inconsciamente, a seguito di traumi ed a compensazione di questi, subiti nell’infanzia, come nel caso in esame, che ha visto la famiglia di Caligola, sterminata quando lui era ancora in giovanissima età.

(fine)

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