I serial killer. Donato Bilancia, detto il mostro dei treni ed il serial killer delle prostitute (7^ parte)

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Di nuovo la volta di un cambiavalute, anche in questo caso, dopo essere trascorsi solo pochi giorni dall’ultimo omicidio. Era il 20 marzo, quando Bilancia decide di rapinare un furgone blindato, uccidendo inesorabilmente il portavalori Enzo Gorni, per poi andarsi a giocare al casinò di Sanremo, così come se nulla fosse accaduto, i proventi della rapina.

La spirale di violenza non vede termine ed il terrore imperversa in Liguria.

Dopo soli quattro giorni, a Novi Ligure, con il fine d’introdursi in una facoltosa villa, unitamente ad un transessuale, John Alberto Zambrano Idrovoro, meglio noto come Lorena, incappa nel controllo di due guardiani, Candido Randò e Massimo Gualillo, che insospettiti anche da alcune parole del travestito, tentano di allertare la loro centrale operativa. Bilancia però, è più veloce e spara ancora una volta ad entrambi, per poi finirli immediatamente dopo, destinando ad ognuno un ulteriore colpo di pistola. Mentre Juli lotta con il criminale e nonostante alcuni colpi di pistola sparati nei suoi confronti, pur rimanendo ferito al ventre, riesce comunque a farla franca, fornendo successivamente notizie utili ai fini delle indagini, che iniziano a mettere sulla giusta pista gli investigatori, unitamente al rinvenimento dei proiettili calibro 38 sparati dall’arma dell’assassino.

Conscio di essere nel mirino della polizia, solo dopo nove giorni, ruba un Opel Kadett per commettere il suo nuovo crimine, evitando così di usare la sua solita Mercedes, che oramai avrebbe potuto dare nell’occhio.

Fa salire in auto una prostituta di colore, tale Terry Asodo, ed ancora una volta, identica trama. Dopo un rapporto sessuale, invita la donna a scendere dall’auto e lei, forse comprendendo le intenzioni del criminale e a cosa stesse andando incontro, tenta di scappare vanamente, mentre il killer le spara alle spalle, per poi finirla, con l’ormai consueto colpo alla testa.

Passano ancora pochissimi giorni, dopo averla contattata telefonicamente, si reca per due volte presso il domicilio di una prostituta che aveva pubblicizzato la sua attività su un giornale. Dopo aver studiato il luogo, la seconda volta, il suo preciso intento è quello di uccidere la donna, che davanti alla sua  pistola, inizia a piangere, chiedendo pietà e di essere risparmiata in quanto mamma di un piccolo bambino. A questo punto, molto stranamente, Bilancia, forse preso da compassione, desiste, lascia il luogo e la donna in vita, Luisa Cimminelli, che si rivelerà anch’essa un’altra importante e fondamentale testimone.

In un rapido susseguirsi di uccisioni, il 12 aprile, il giorno di Pasqua, Bilancia sembra cambiare l’obiettivo dei suoi crimini, non più una vendetta, non più una prostituta, non più un uomo in divisa, scegliendo questa volta, una donna che possiamo definire qualunque, una semplice infermiera che stava solo recandosi al suo lavoro, una donna “normale”. Dopo assere salito sul treno intercity 631, La Spezia – Venezia e dopo averla attentamente osservata, segue una donna, balzata poi alle cronache per Elisabetta Zoppetti di 32 anni, sino al bagno, quale esperto ladro, utilizzando una chiave passepartout, apre con estrema facilità la porta, entra e gettando come  di consueto la sua giacca sulla testa della vittima, fa fuoco uccidendola, poi scende alla stazione di Voghera e sale su un altro treno che lo riconduce a Genova.

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