Nel precedente articoletto mi ero fermato alla morte di Alessandro La Marmora, Fondatore del Corpo dei bersaglieri, avvenuta il 7 giugno 1855 in Crimea con la promessa che avrei raccontato degli episodi della guerra da cui sono nate, peraltro, alcune tradizioni dei bersaglieri. I bersaglieri, pur col pianto nel cuore, onorarono la memoria del Fondatore con gesta eroiche. A Sebastopoli, i Russi presidiano con una forte guarnigione la Torre di Malakoff ed i Francesi, che l’assediano, non riescono ad espugnarla, anzi stanno per ripiegare a seguito di un contrattacco alle spalle da parte di soverchianti forze Russe, quando intervengono i bersaglieri che con irruenza irresistibile non solo rendono vano il contrattacco dei Russi ma riescono a conquistare anche la città. Un bersagliere, il Maggiore Della Chiesa, issa il tricolore italiano sulla torre (8-12 settembre 1855). Per merito dei bersaglieri è la prima volta che il nostro Tricolore garrisce al vento della vittoria in terra straniera. Un altro eroico episodio è quello riportato dalla storia nella battaglia dello Zig- Zag sempre in Crinea. Il 4° battaglione bersaglieri, comandato dal Capitano Chiabrera, su una serie di colline con andamento a zig-zag (fu chiamata, infatti, la “battaglia dello Zig-Zag”) va contro il nemico che con un’intera Divisione e con cavalleria di Cosacchi contrattacca. I bersaglieri lasciano avvicinare i Russi a brevissima distanza e poi improvvisamente aprono un fuoco mirato e violentissimo e attaccano alla baionetta. I Russi si arrestano per le perdite subite ma, ricevuti i rinforzi tornano all’attacco. I bersaglieri sono costretti a ripiegare temporaneamente e si trincerano, ma non si perdono d’animo perché sanno che tutta la linea dello schieramento italo-francese è imperniata proprio su di loro. Resistono con tiro preciso e celere e si lanciano poi in un corpo a corpo rabbioso e in una spericolata scherma di baionetta. Scarseggiano le munizioni e non volendo cedere, il Capitano Chiabrera ordina: “Fieui, a sassà!” (Figlioli a sassate!).

bersaglieri 2

E’ il primo caso in cui i bersaglieri combattono a sassate. Sembra incredibile, eppure è vero. La Marmora aveva addestrato i suoi bersaglieri anche al lancio di pietre e, come si è visto, mettono a buon frutto l’insegnamento ricevuto. Tale è il loro impeto, tale l’ostinazione di vincere che i Russi sono costretti a precipitosa fuga inseguiti da quei diavoli col pennacchio sul cappello. Più tardi, il generale Pèlissier, Comandante del Corpo di Spedizione Francese, dirà ad Alfonso La Marmora (fratello di Alessandro La Marmora) che era il Comandante del Corpo di Spedizione italiano: “I vostri bersaglieri sono straordinari. Mai vista truppa tanto valorosa, sono orgoglioso di averli come alleati”. I bersaglieri hanno onorato alla grande, e non poteva essere diversamente, la memoria di chi li aveva forgiati così. Ma la guerra non è finita ed i bersaglieri vengono chiamati ad altri sacrifici. Gli Alleati Francesi tengono il ponte di Traktir ma sotto la pressione di un attacco Russo sono costretti a ripiegare oltre il fiume Cernaia. Con l’aiuto del 5° battaglione bersaglieri i Francesi contrattaccano ma sono i bersaglieri che a passo di corsa e sparando recuperano le posizioni precedentemente perse dai Francesi e conquistano il ponte, Il tenente Prevignano, per quanto gravemente ferito al volto, urla: “Non lasciatevi oltrepassare dagli Zuavi francesi! I bersaglieri vanno avanti a tutti i soldati del mondo!”. E’ allora che gli Zuavi , ammirati, offrono ai bersaglieri cavallerescamente il loro copricapo (il FEZ), come a dire: “Siete stati più bravi di noi”. E’ quello stesso Fez che i bersaglieri di oggi indossano. Il Generale Inglese, Reglan, che aveva visto combattere i bersaglieri e ne era rimasto entusiasticamente stupefatto, come ricompensa collettiva al valore, offre loro il grido di guerra dei soldati inglesi “Hip, hip, hip, Urrah”. E’ lo stesso grido che si fa ancora oggi nei Reparti bersaglieri al “rompete le righe” e all’ordine “baionetta”. Il Comandante in Capo dei Corpi di spedizione alleati (Francesi, Inglesi, Italiani), Generale inglese Simpson, al termine della campagna di Crimea, emana un ordine del giorno in cui elogia i bersaglieri i quali in terra lontana dalla Patria, a confronto con un nemico preponderante e armatissimo come era l’esercito Russo, riscattarono all’Italia la sconfitta di Custoza e l’onta di Novara subite nella 1^ Guerra d’Indipendenza (1848). I bersaglieri avevano saputo veramente onorare la memoria del Fondatore con gesta che se non fossero documentate dalla Storia, sembrerebbero leggenda. Si disse e corse voce tra i bersaglieri che l’ombra di La Marmora, ecco dov’è la leggenda, fosse apparsa più volte, alta sul suo cavallo, la sciabola in pugno, nel vivo dei combattimenti e che fosse stata udita la sua voce incitare e gridare nel turbine della battaglia: “Bravi, fieui!” (Bravi, figlioli!).

A cura di Nicola Toma

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