(Seconda Parte)

Le province restano di fatto con funzioni marginali e residuali, quali ad esempio la pianificazione territoriale, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, i servizi di trasporto, l’autorizzazione e il controllo del trasporto privato, comprese le strade di competenza. Ma viene rimandato a successive leggi delle singole regioni la definizione delle funzioni provinciali da assegnare alla regione stessa o ai comuni, creando di fatto un caos generale, con regioni che legiferano diversamente l’una dall’altra e con funzioni diverse. La regione Toscana, tanto per mero esempio, con la L.R. n. 22 del 3 marzo 2015 si è presa in carico, a far data dal primo gennaio 2016 molte funzioni che prima erano proprie delle sue province, nello specifico: agricoltura, caccia e pesca, ambiente, difesa del suolo, formazione professionale, realizzazione e manutenzione della viabilità regionale.
Ad oramai quasi tre anni dall’entrata in vigore della legge Delrio, i risparmi che erano stati previsti con la  Riforma, non sono più così chiari, come pure la collocazione del personale, che in parte è stato sottoposto ad un processo di reingegnerizzazione e trasferito in mobilità presso altri enti, ma che vede la restante forza lavoro, in alcuni casi, forse anche troppi e non per colpa di questa, girare a vuoto per gli uffici delle stanze dei palazzi.
I comuni poi, specie quelli di piccolissime dimensioni, come nel caso di Farindola, poco più di una manciata di case, che invece sono costretti a far fronte a spese molto difficilmente sostenibili, anche per acquistare un semplice spazzaneve, o la sua riparazione, visto che ormai da tempo, con le varie leggi finanziarie, i trasferimenti di fondi dagli enti sovra-ordinati, per anni prima previsti, sono sempre più esigui, se non addirittura inesistenti. Come pure la responsabilità ricadente in capo ai sindaci, che ai sensi del dettato dall’articolo 15 della Legge fondamento della protezione civile, 24 febbraio 1992 n. 225, modificata ed integrata dalla legge n. 100 del 12 luglio 2012, li identifica in modo preciso, chiaro ed inequivocabile, quali responsabili per il proprio territorio, di tutte le attività di questa complessa ed articolatissima materia, probabilmente in alcuni casi, per così dire, anche quasi abbandonati e scaricati dallo Stato centrale.
Considerato quanto innanzi brevemente detto riguardo alle province ed ai comuni, credo sia abbastanza semplice, intuire quali potrebbero essere stati, almeno in parte i problemi riconducibili al disastro dell’Hotel Rigopiano. Come detto, la strada che conduceva all’hotel, era di proprietà della provincia, una delle tante strade provinciali della rete viaria di ogni regione, migliaia di chilometri in tutta la Penisola, (se si considera che tra sole strade provinciali e regionali, la rete viaria è di ben oltre 150.000 km), che specie nelle zone montane, rimangono oramai semi-abbandonate, causa la scarsa, se non inesistente manutenzione, riconducibile, sia alla mancanza dei fondi economici necessari alla loro manutenzione, ma probabilmente, anche alla carenza di risorse umane disponibili, e/o comunque all’esatta individuazione e coordinamento delle stesse.  Poi, vi è il problema della responsabilità in materia di Protezione Civile, demandata ai sindaci come poc’anzi accennato, che a tal proposito, seppur molto spesso privi di risorse economiche ed umane, necessarie a far fronte a determinati eventi, oggi purtroppo sempre più imprevedibili, violenti e repentini, hanno comunque il potere/dovere, proprio nella loro qualità di massima autorità locale di protezione civile, di adottare tutti gli accorgimenti possibili, necessari alla salvaguardia della sicurezza e della vita, nelle loro comunità. La cosa più semplice e veloce, che mi viene in mente, è quella di emettere provvedimenti ordinatori, che limitino, vietino o comunque consentano determinate attività, previo l’adozione di determinati accorgimenti, ivi comprese quelle inerenti la circolazione stradale nel loro territorio, qualora i vari bollettini meteo di ogni genere, compreso quindi il meteomont, prevedano condizioni, particolarmente critiche. Nel caso specifico del Comune di Farindola, anche in considerazione della intensa attività tellurica da tempo in atto nella zona e vista la presenza di ingenti ammassi di nevi, le avverse condizioni meteo in atto e previste, la logica ed il buon senso, avrebbero dovuto probabilmente consigliare di prendere seriamente in considerazione la possibilità, che tale situazione avrebbe potuto degenerare e dare seguito a valanghe, slavine, o frane. Non per pormi a difesa del sindaco, ritengo comunque giusto considerare anche, che in ogni caso, questi, pur essendo la massima autorità locale di Protezione Civile, ovviamente si avvale dei sui collaboratori, tecnici, impiegati e funzionari appartenenti alla “macchina” comunale, che nel caso dell’ente di cui sopra, potrebbe essere non così cospicua, anzi, probabilmente ridotta a pochissime unità. In ogni caso, i comuni dovrebbero essere in possesso di un piano di protezione civile, il quale dovrebbe al contempo essere sottoposto ad un continuo aggiornamento. Nel piano, dovrebbero essere previste le varie forme e livelli di emergenza, con la previsione dell’attivazione in prima battuta, in caso di necessità, del C.O.C., (centro operativo comunale), che è presieduto dal medesimo sindaco, che si avvale sia delle strutture istituzionali che di quelle di volontariato, dei mezzi di soccorso a disposizione, compresi anche quelli di imprese private già precedentemente individuate. Il piano prevede inoltre, i punti di ammassamento e ricovero della popolazione, dei feriti e del primo soccorso ed intervento medico, nonché quelli relativi al luogo di raccolta di eventuali vittime, che in genere, rimarranno anche a disposizione dell’autorità giudiziaria, il sostegno necessario alle stesse popolazioni, inerenti l’approvvigionamento e la somministrazione dei viveri, acqua, medicinali e quant’altro. Esisteva un piano di protezione civile a Farindola, era adeguato ed aggiornato, è stato attivato, in che modo ed in che tempi? Non entro nel dettaglio, perché anche questo sarà uno dei delicati compiti di chi sta svolgendo le immagini.

 

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