(segue dall’edizione precedente)

Come ho già accennato in varie occasioni, l’attività di criminale seriale, si contraddistingue da altri uccisori, per la commissione di almeno due omicidi, precedentemente si riteneva avrebbero dovuto essere almeno tre, effettuati con modus operandi simili e con pause di raffreddamento nel tempo, tra un omicidio ed un altro, più o meno lunghe.

Giancarlo Giudice, uccide come detto in apertura, con odio e disprezzo, nonchè rapinandole, ben nove povere donne, nel periodo compreso tra il 1983 ed il 1986: circa due anni e mezzo di incubo. Tutte prostitute e di età avanzata, dai quaranta anni sino a ultrasessantenni, comunque, donne fisicamente non belle, trasandate, grassocce, vecchie  e considerate dal criminale, veri e propri scarti della società. Questo è ciò che emerse dalle sue dichiarazioni agli inquirenti.

Solo una donna sembra abbia avuto modo di salvarsi dalla sue grinfie mortali, tale Lucia Geraci, la quale, mentre aveva la pistola appoggiata sulla sua tempia, sul punto di essere ammazzata, implorò Giudice di lasciarla in vita per i suoi tre figli.

Il modus operandi del serial killer in analisi, è piuttosto insolito, senza un’apparente logica, infatti, uccide in modi e luoghi diversi, ma comunque presentando un unico filo conduttore: durante, immediatamente prima e/o subito dopo un rapporto sessuale. Sei donne sono state uccise per strangolamento per mezzo di cavi elettrici e con  l’uso di coltelli, altre due uccise con colpi di arma da fuoco, mentre un’altra è stata strozzata, giustificando uno degli omicidi, con il fatto che la vittima indossava un reggiseno a fiori, da lui ritenuto volgare.

Commette i suoi omicidi sistematicamente: uccide, dopo riposa, e poi, il giorno successivo, provvede a  sbarazzarsi del corpo; in alcuni casi dandolo alle fiamme, in altri, liberandosi di esso dopo averlo depositato in sacchi di plastica, poi gettati come spazzatura  nell’hinterland torinese, sia lungo la stura, che in altri luoghi, poi riemersi in due casi, anche dal fiume Po e per i quali l’identificazione è avvenuta al momento del suo arresto nel 1986 ed a seguito della sua confessione.

Addolorata Benvenuto, di quarantasette anni e Giovanna Bichi, di sessantaquattro anni, sono le vittime  riemerse dal fiume Po, una di loro era costretta a vendere il suo corpo per mantenere il figlio disoccupato e tossicodipendente; entrambe, vennero uccise nel mese di aprile del 1985.

Giudice, reincarna nelle sue vittime la figura della sua matrigna, colei che odiava sin dal primo istante per aver preso il posto della sua amata madre, per essere quella che ha contribuito ad allontanarlo da casa facendolo rinchiudere in un collegio, ed anche quella che gli ha rubato suo padre e che probabilmente, proprio per questo, nel suo disegno criminale, le vittime, dovevano essere eliminate con brutalità e con il massimo del disprezzo e dello sdegno possibili.

(segue nella prossima edizione)
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