Nell’imminenza delle festività natalizie, il tessuto sociale della città è stato turbato dalla notizia che 45 dipendenti Enel stanno per essere messi alla porta del mondo del lavoro a Civitavecchia. Siccome Forza Italia a questi aspetti è particolarmente attenta, avendo sempre creato opportunità di sviluppo e mai permesso che questo territorio, soprattutto nel comparto energetico, perdesse un posto di lavoro, siamo andati a controllare nelle pieghe dell’operazione.
Ora, apprese le reali misure di questo piano, possiamo trarne le conclusioni: su tutto il territorio nazionale sono coinvolte più di mille persone e di queste circa 90, e non 45, a Civitavecchia. Delle circa 90 suddette unità, circa 30 vanno in prepensionamento e le altre dovrebbero essere dislocate altrove. Quindi non dovremmo avere 45 licenziamenti, il che è una buona notizia, ma 90 posti di lavoro in meno sul territorio, il che è una pessima notizia. Soprattutto per le 60 famiglie in odore di trasferimento in altre località decise dall’azienda.
Ebbene, andiamo alle riflessioni del caso.
Lo Stato rimanda l’invio delle cartelle esattoriali per consentire alle famiglie di passare un Natale sereno, un’azienda controllata dallo stesso  Stato si permette di seminare la paura della perdita del reddito in una città in cui gli stessi lavoratori sono stati insultati per anni da un certo ambientalismo d’accatto. Non ci limitiamo a dire che ciò è stato possibile perché alla guida del Comune c’è un sindaco più attento alla sua carriera politica che non a difendere i livelli occupazionali del territorio. Il primo compito della futura amministrazione del centro destra Sarà mettere in campo un’azione istituzionale tesa a salvaguardare i livelli occupazionali ed a scongiurare i gravi problemi logistici che un trasferimento causerebbe a decine di famiglie di nostri concittadini.
Ma è chiaro che c’è dell’altro, perché si tratta di un evidente segnale di smobilitazione dell’Enel riguardo la centrale in esercizio a Civitavecchia, cosa che leggendo il piano che siamo andati a controllare salta immediatamente ad occhi attenti. E allora, è bene porsi due domande: come si tutelano i livelli occupazionali del territorio? Cosa si vuole fare della centrale? Si tratta di domande semplici ma gravi che, sul terreno politico, chiariscono quale danno possano aver prodotto cinque anni al potere della città da parte di esponenti di una cultura pseudoambientalista (e criptocomunista) incapace di governare processi di questo tipo, anziché subirli. E meno male che gli bastava alzare il telefono per chiedere lumi ai loro formidabili “portavoce” al governo nazionale…
Conclusioni: si sta decidendo il futuro di uno dei pilastri storici dell’occupazione su questo territorio senza alcuna difesa, con l’Enel che spadroneggia incontrastata. Il minimo è chiedere un chiarimento su questa incresciosa situazione, che avviene in un territorio che sta pagando, in ambito portuale, il danno di altre inspiegabili scelte con responsabilità, anche in questo caso e come sempre, riconducibili alla sinistra. Ma proprio in tal senso, l’ipotesi di una centrale da due gigawatt in riserva fredda, che impiega un pugno di dipendenti per produrre pochi giorni all’anno, lasciata come servitù su terreni che potrebbero al limite essere impegnati per piani di sviluppo alternativi, è un tema che merita di essere affrontato (con molta attenzione) dalla prossima amministrazione comunale. Che, ne siamo certi, avrà anche competenze ben più adatte ad affrontarlo.
Forza Italia
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