RenÈ Magritte, DÈcalcomanie, 1966, © PhotothËque R. Magritte / Banque d'Images, Adagp, Paris, 2016

Che differenza c’è tra guardare fuori di sé e guardarsi dentro? Chi guarda fuori di sé tende a non mettersi in gioco e a giudicare facilmente ciò che vede e sente. Dalle cose belle alle cose brutte lui vive tutto da spettatore il più delle volte critico e saccente. Chi guarda fuori di sé non si conosce e non si vede, vive se stesso come più gli fa comodo e si identifica con l’idea di sé che si va man mano formando attraverso il suo giudicare gli altri. Una persona con questa mentalità nel dire che Tizio o Caio sono sbagliati, incapaci, scorretti, cattivi e chi più ne ha più ne metta, definisce implicitamente se stesso come giusto, competente, corretto e buono naturalmente. Ma sono idee sia le une che le altre, soltanto idee e nulla di più. Chi guarda fuori tende a raccontarsi delle storie e a crederle vere solo per il fatto di averle create lui. In realtà non c’è nulla di più falso del racconto fatto per giustificare la propria ignoranza e pochezza di anima e di spirito. Chi, invece, è abituato a guardare dentro se stesso quando si trova ad interagire con qualcuno è portato a conoscere e sentire l’altro in modo empatico, si mette nei suoi panni provando lui stesso quelle emozioni e pensando come l’altro pensa. Chi guarda dentro se stesso è destinato a conoscersi e a conoscere gli altri più intimamente e profondamente. E’ questo il famoso “nosce te ipsum”, frase latina che traduce il greco γνῶϑι σεαυτόν, uno degli apoftegmi attribuiti ai Sette Sapienti, che, inciso sul frontone del tempio di Apollo in Delfi, esortava gli uomini al riconoscimento della propria condizione e limitatezza umana. Socrate ne fece la sua massima preferita, interpretandola come un invito a considerare i limiti della conoscenza umana prima di procedere nella via del sapere e quindi della virtù. Socrate aveva proprio ragione, il Sapiente, prima di acquisire la Gnosi, passa attraverso le sue profondità, i suoi vizi, le sue passioni e il suo inferno personale. Con questa conoscenza conquistata e con la padronanza del proprio lato oscuro il mondo e gli altri sono libri aperti e specchi della propria anima.

continua…

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