La crisi della maggioranza non può prendere il sopravvento sulla crisi socio-economica del coronavirus: la politica ha collezionato l’ennesima brutta figura nel momento peggiore della storia di Civitavecchia.

Una crisi politica fuori dalla realtà e fuori dal tempo.

Questa l’impressione lasciata dalla notizia che ha attirato l’attenzione il 12 maggio scorso.

Per quel che se ne è saputo, mancando ricostruzioni ufficiali, il sindaco Ernesto Tedesco avrebbe reagito a richieste di rimpasto e a liti interne alla sua maggioranza con parole semplici: se queste sono le premesse, allora mi dimetto.

Come dire: io un lavoro ce l’ho e voi? A tale domanda per molti di quelli che battevano i pugni sul tavolino è assai difficile rispondere, praticamente impossibile.

Così la “crisi” si è trasformata in men che non si dica nell’ennesima bolla di sapone, che però scoppiando ha lasciato un sapore davvero amaro.

Ma possibile che ci sia stata gente che ha passato due mesi chiusa in casa sul divano e poi se ne sia uscita non con la voglia di fare qualcosa per la città, ma con la voglia di rimettersi seduta su una poltrona?

Tutto ciò nel peggior momento di una città dai tempi del bombardamento ad oggi.

Se c’è da ricostruire con queste premesse, abituatevi a vedere serrande chiuse e gente in fila alla Caritas.

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