E’ una chimera il ritorno alla normalità. E ciò va soprattutto a discapito degli anziani. Sino a qualche mese fa era unanime convinzione che il nemico numero uno della loro salute fosse la solitudine. Li si invitava pertanto ad uscire di casa, a frequentare amici e parenti, ad associarsi a qualche sodalizio, a passeggiare, a impegnarsi nei passatempi più vari, a viaggiare, a dedicarsi ad attività motorie, e magari al ballo. Consigli senz’altro validi, visti i benefici che producevano.

Allo stato attuale, invece, con questo criterio di contenimento del Covid, si va a sconsigliare o vietare ciò che prima caldamente si raccomandava. Si definiscono “assembramenti” tante circostanze e luoghi d’incontro  e di aggregazione. Perciò si chiudono centri anziani, palestre, cinema, teatri; si ostacolano gli spostamenti e i viaggi, e molte attività che riguardano l’istruzione, la cultura, l’arte, lo svago e lo sport. Senza in sostanza tener conto delle conseguenze che vanno a interessare la qualità di vita delle persone e in particolare di quanti, vecchi e alle prese con infermità varie, disabili, autistici e ricoverati, si vedono costretti a stare da soli in casa, in ospizio o in altra istituzione totale. Bersagliati in continuazione da notizie preoccupanti di  possibili nuove limitazioni e da appelli al senso di responsabilità.

Forse gli anziani che risultano maggiormente coinvolti nella vita parentale sopportano  meglio  restrizioni del genere rispetto a quelli poco o niente affatto inseriti.  A nostro avviso, comunque,  con tali misure  si sta creando un grosso problema di natura esistenziale: come far trascorrere il tempo alle persone più avanti negli anni in modo sano, gradevole o quantomeno accettabile. Il rischio è che se non si modifica questo approccio al contrasto del virus, se alle misure di un mero contenimento basate sull’isolamento non si sostituiscono quelle orientate a una vera e propria prevenzione dello stato di malattia, si vengano ad aggiungere ulteriori problemi alla cosiddetta fragilità della terza età. Per cui, mentre con le chiusure anticipate di negozi e attività si sa facendo franare in modo irreversibile l’economia, con quelle d’isolamento si finisce  per minare la salute fisica e mentale di tante e tante persone. Le si rendono impaurite, depresse, indebolite  nelle difese immunitarie e quindi sicuramente più esposte alla malattia.

Ma, a questo punto, ci si chiede se la televisione, in particolare la Rai che tanto si adopera nel dare informazioni in tempo reale sulla diffusione del virus, non possa invece svolgere il suo compito di servizio pubblico in un modo più positivo mettendo in produzione qualcosa di simile a ciò che approntò ad esempio negli anni sessanta, quando in un’Italia ancora alle prese con l’analfabetismo, per mezzo delle famose lezioni del m/o Manzi riuscì a svolgere un ruolo determinante nella risoluzione di quel grave problema. Potrebbe fare altrettanto adesso, in tempi di pandemia, a pro dei suoi utenti più anziani, preparando per loro una serie appositamente studiata di trasmissioni dirette a sottrarli all’isolamento e ad offrire loro, oltre al consueto intrattenimento, i consigli più idonei al piacevole impiego della giornata, a fortificare lo spirito e il corpo, e a tenere alto il morale. Accompagnandoli inoltre verso frequenti, sane, concordate e sicure uscite all’aperto, così da fortificarli e metterli al riparo da qualsiasi infermità fisica e spirituale in attesa che maturino tempi migliori.

Il presidente

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