IL LATO OSCURO DELLA RABBIA (Rubrica a cura di Alessandro Spampinato)

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, la rabbia è una normale reazione ad una frustrazione di un bisogno. Le sue finalità sono la difesa e la riparazione istintiva ad un torto subito o ad una privazione o il rimuovere l’ostacolo che impedisce tale soddisfazione.
Gli aspetti devianti dell’aggressività sono l’ira, l’odio, il rancore, la violenza e la vendetta. Queste forze emotivo-mentali deviano dall’ordine naturale delle emozioni e dai loro significati e scopi. Esse oltrepassano la barriera razionale, il giudizio critico, l’analisi della realtà e accecano la coscienza. Nel gergo comune si dice: “è fuori di sé… è uscito fuori di testa… ha perso la testa!”. In effetti è un po’ così, l’io è come se uscisse fuori e a comandare e governare la personalità fosse qualcun altro. Si viene posseduti dall’odio e dalla vendetta e si agisce con cinismo, violenza e punizione. Chi è questo altro che prende possesso della persona? La psicoanalisi lo chiama “alter-ego”. Esso è come un ente, una memoria inconscia, uno schema cognitivo-affettivo-comportamentale che pensa, cospira, progetta e agisce in automatico e con giustificazioni logiche contro chi ha fatto del male o ha ostacolato la soddisfazione dei propri bisogni. Le cariche emotive sono già pronte dentro di noi con tutti i loro ragionamenti. Aspettano solo di essere liberate, attendono l’innesco. È una memoria completa, costruita nell’arco di tutta la vita. L’alter-ego è scaltro, diffidente, determinato e potente. Quando poi, passato del tempo, l’io che noi siamo in realtà rientra a casa sua e riprende possesso della persona, spesso viene travolto dal senso di colpa e dal pentimento. Allora si dice: “ma come ho fatto? Non ero in me… non ero io… com’è possibile?”. Finchè si tratta di torti reali, concreti e gravi questo meccanismo è anche comprensibile, si parla di “legittima difesa”. Il problema nasce quando queste esplosioni di odio avvengono per motivi futili, banali o immaginari e sono protratte nel tempo, sono croniche. Pensiamo alla violenza per una gelosia immotivata o al mal d’amore, all’amore molesto. Tante persone vengono uccise per banalità. Cosa può controllare queste forze che abitano dentro di noi e che aspettano solo il momento giusto per scatenarsi? Sicuramente tanta consapevolezza di sé, del proprio passato e dei propri meccanismi interiori. Un grande lavoro su se stessi ci può preservare dalle proprie ed altrui oscurità perché chi sa resta lucido, chi conosce sa prevedere. E poi un quotidiano esercizio di cura dei rapporti. All’esasperazione e alla tragedia si arriva dopo un lungo e negligente percorso dove si sono trascurati i più elementari principi di bene personale, di coppia e collettivo.
Per chiarire meglio questo discorso del prendersi cura di sé e delle relazioni riporto il famoso discorso di Ghandi sulla rabbia, con l’auspicio che susciti dentro di noi la giusta riflessione e ci muova ad un cambiamento di atteggiamento.
“Un giorno, un pensatore indiano, pose la seguente domanda ai suoi discepoli:”Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?” Gridano perché perdono la calma”, rispose uno di loro.”Perché gridare, se la persona sta proprio vicina?”, chiese di nuovo. “Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti!”, rispose un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: “Allora non è possibile parlarle a voce bassa?”. Varie altre risposte furono date, ma nessuna convinse il maestro. Allora egli esclamò: “Volete sapere perché si grida contro l’altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate, i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza, bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte grideranno per potersi ascoltare. D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente.. e perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori, che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l’amore è più intenso, non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E’ questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano”. Infine il pensatore concluse dicendo: “Quando voi discuterete, non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà il giorno in cui la distanza sarà così tanta che potrebbero non incontrare più la strada per tornare”. Mahatma Gandhi

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