COSA SUCCEDE QUANDO SI AMA TROPPO? di Alessandro Spampinato (2^parte)

(Continua dell’edizione precedente)

L’amore, quello adulto, bello, responsabile, per poter crescere nel tempo e concretizzarsi in un rapporto stabile, ha bisogno di buone dosi di entusiasmo, iniziativa, fiducia, passione, creatività, adattabilità. Queste sono dimensioni della coscienza che partono da dentro, le dobbiamo possedere per poterle comunicare e mettere in gioco. Chi ha stima di sé e si vuole bene sviluppa queste capacità e desidera condividerle con qualcuno. La persona che ha stima di sé non ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei, non ha paura di perdere tutto se l’altro se ne va, perché ha investito e riposto su di sé la sua base sicura, si appoggia su ciò che ha costruito di personale ed è consapevole delle sue capacità sviluppate. Per chi ha autostima valgono i detti: “morto un papa se ne fa un altro”, “la vita va avanti”, “si chiude una porta si apre un portone”. Nella “dipendenza affettiva”, invece, la persona esiste in funzione dell’altro ed esiste perché c’è l’altro. Vive di luce riflessa ed è sempre appesa ad un filo, perché l’altro se ne può andare lasciandola sola e nell’oblio esistenziale per sempre. Per chi è dipendente affettivo valgono i detti: “tu per me sei tutto”, “tu sei la mia vita”, “tu sei il mio amore”, “ti amo con tutta me stessa”. Forse per questo il primo comandamento della bibbia recita: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti fece uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi. Non avrai altro Dio all’infuori di me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.” (Esodo, 20). Ci tengo a precisare che il momento che Carla sta vivendo, seppur terribile e pericoloso, è un momento importante e decisivo. Lei ora può toccare il fondo e perdersi per sempre nella sua ostinazione a odiare se stessa, a non accettarsi così com’è e a dipendere dagli altri idealizzandoli e idolatrandoli oppure può cogliere questa grande opportunità di capire e rivedere la sua vita mettendo finalmente se stessa al centro, imparando con dolcezza ad amarsi, a stimarsi, a coccolarsi e a iniziare a costruire la sua dimensione personale, il suo mondo per abitarlo. Può scegliere di chiudere questo triste capitolo del libro della sua vita e iniziare a scrivere il successivo! Ricordiamoci tutti che la vera saggezza è lasciare crescere ciò che nasce, gustare ciò che è maturo e lasciare andare ciò che è morto!

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Alessandro Spampinato
Rubrica a cura del dott.
Alessandro Spampinato
Psicologo e cantautore