Qual è il modo più giusto per chiedere qualcosa che ci spetta di diritto?
Se ciò di cui abbiamo bisogno riguarda la comunità in cui viviamo, e per bisogno spesso si intende la necessità di avere un’attenzione anche alla memoria della nostra città, perché è così difficile avere una risposta?

La nostra continua insistenza nel far presente agli organi istituzionali l’importanza di erigere a Civitavecchia una statua che commemori il passaggio del Santo Papa Giovanni Paolo II e la successiva nomina di una strada a lui dedicata, ci sembrano il minimo che si possa domandare per un evento così importante e straordinario.

Quello che però più ci rattrista è che l’argomento non sia stato preso mai in visione, né discusso dalla giunta anche solo per avere un cenno di assenso o di diniego da parte di chi, un’opera come questa, avrebbe già dovuto progettarla in automatico.

Di cosa viviamo se non di esempi concreti e tracciabili nel tempo? Non è forse la serietà degli intenti quello che fa di un popolo una pietra importante delle fondamenta del nostro futuro?

Vogliamo questa statua e desideriamo che ci sia nei luoghi in cui viviamo il ricordo visibile di un nome e di una targa che ricordi al passaggio che Karol Wojtyla è stato qui e qui ha deposto il suo testamento di conforto e di speranza.

Ci siamo prodigati per sensibilizzare tutti gli ambienti aperti ad un possibile dialogo facendoci sponsor di qualunque iniziativa, eppure ad oggi, dopo migliaia di adesioni cittadine e di richieste di collaborazione da parte della comunità di Civitavecchia i fini della costruzione, anche attraverso una colletta popolare, non si è avuto cenno da chi di dovere.

Siamo stati spesso imbavagliati anche attraverso la pubblicazione dei nostri articoli sui quotidiani, rappresentati solo come Associazione ma senza nominare il nome di chi porta avanti questa battaglia e che è definito ormai scomodo.

Scomodo perché chiede che venga dedicata una strada ad un Santo.
Scomodo perché desidera che venga eretta una statua in memoria della Speranza.

E allora questo dare fastidio perché collegabili alla verità diventa sempre di più il nostro cavallo di battaglia.

Non ci fermeremo finché non ci verrà comunicata risposta alle nostre ormai infinite domande.

La città di Civitavecchia è con noi. Questo ci dà motivo di credere che il nostro percorso è ancora più giusto.

Meritiamo che venga dato spazio alle nostre esigenze e non solo a chi persegue strade che non corrispondono alla vera realtà urbanistica collegata alla storia che ci appartiene e di cui andiamo fieri.

I ruoli cambieranno, ma lo sguardo di un Santo che protegge il popolo che lo accolse tanti anni fa con un sorriso di speranza e fiducia non muterà mai.

Civitavecchia appartiene a Karol e la nostra Associazione si batterà fino alla fine per ottenere che questo profondo legame diventi una tangibile realtà.
Noi non ci fermiamo.

Alessandro Scotto

Presidente Ass. Civitavecchia 2000

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