La riunione della diocesi di Porto-Santa Rufina nelle mani del vescovo Ruzza lascia comparire un assetto territoriale che potrebbe essere un esempio anche per la politica.

Civitavecchia-Tarquinia e Porto-Santa Rufina si trovano riunite. Il vescovo della diocesi che va dalle porte di Roma a Santa Marinella, Gino Reali, ha presentato una lettera di dimissioni dall’incarico episcopale che Papa Francesco ha recepito all’inizio di maggio, affidando contestualmente la cura di questo grande territorio a monsignor Gianrico Ruzza.

Non accadeva dal 1854 che le curia di Civitavecchia e Santa Marinella fossero le stesse, ma ciò potrebbe rappresentare l’orizzonte prossimo, al di là del fatto contingente.

C’è infatti qualcosa che lascia presagire comunque che vi possa essere una riunione in un unico territorio pastorale della vasta fetta di Lazio che va dalla Valle del Tevere fino a Fiumicino, da Montalto di Castro fino al Grande Raccordo Anulare.

Senz’altro la presenza di un vescovo forte e dinamico come monsignor Ruzza potrebbe facilitare questa unione territoriale, anche considerando che esiste il parere di chi la vede tanto vasta da essere dispersiva. Comunque occorre osservare che un territorio molto simile lo ha anche l’Asl Roma 4 (praticamente cambia solo l’esclusione di Tarquinia e Monte Romano da un lato e Fiumicino dall’altro).

Certamente si tratta di aspetti che inevitabilmente riaprono vecchie ferite sull’assetto istituzionale del territorio: e forse ai centri cui Roma oggi fa ombra converrebbe, a loro volta, rivolgersi verso Civitavecchia più che a una capitale decisamente matrigna. In questo, però, sarà soprattutto Civitavecchia a doversi dimostrare convincente come polo di attrazione del territorio a nord di Roma.

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