Il dibattito sviluppatosi negli ultimi due anni sulla trasformazione a gas di TVN lo riteniamo troppo ancorato a posizioni di parte, sia pur comprensibili se viste in tale ottica, ma che a nostro avviso non hanno raggiunto lo scopo di dare alla Città quella risposta che attende per ottenere il giusto indirizzo verso un contesto economico e ambientale migliore. Ad oggi, non ci resta che sperare nel consiglio comunale di venerdì, augurandoci che in quella sede si riesca a trovare la convergenza –  piuttosto che su una decisione asettica sul sì o il no al gas, sul sì o no alle rinnovabili – su un ordine del giorno decisamente chiaro ed equilibrato. Da cui emerga concretamente l’unità della città su una posizione costruttiva che faccia intendere ai decisori politici ed economici che Civitavecchia non deve essere più la Cenerentola del territorio: non deve più essere chiamata a sacrificarsi per la ragion di Stato senza ottenere le giuste ricadute economiche e occupazionali tali che la conducano verso un reale sviluppo. La situazione attuale non si discosta da quella di 20 anni fa: ci troviamo ancor oggi di fronte alla stessa alternativa di accettare o rifiutare la trasformazione, scelta che non può essere solo di carattere ideologico o di mera sensibilità ambientale. Questa decisione non potrà infatti essere presa né a discapito delle centinaia di lavoratori né di quelle decine di imprese che insieme in questi anni sono andati incontro a tanti sacrifici e responsabilità e che oggi rischiano il fallimento e la conseguente disoccupazione. Il gas sicuramente, sotto tale aspetti, non rappresenta la migliore soluzione perché apporta soltanto un lieve miglioramento ambientale; ma è pur vero che bisogna affrontare il problema. Per questo siamo convinti che la cosa giusta da fare è quella di affermare ai vari tavoli istituzionali che non abbiamo necessità che si ripetano scelte rivelatesi nel tempo infruttuose o deleterie per l’ambiente, considerando quanto abbiamo dato in questi ultimi 50 anni. In sintesi vogliamo: 1) migliorare sensibilmente la situazione ambientale; 2) aumentare i posti di lavoro senza perderne altri; 3) creare condizioni favorevoli alla crescita delle nostre imprese ed evitarle ulteriori penalizzazioni. Detto ciò, se si ottiene una proposta che ci permetta di raggiungere tutti e tre gli obiettivi, sottoscritta dagli organi istituzionali operanti ai vari livelli, dai sindacati dei lavoratori e dalle associazioni datoriali, è accettabile. Altrimenti si rinvia tutto al mittente, con un NO GRAZIE. La città non può essere chiamata sempre a dare, deve vedere riconosciuta la disponibilità da essa sempre dimostrata. Deve sapere, come già sostenuto, quale sarà il suo destino tra 5, 10, 20, 30 anni. La decisione su Torre Nord implica la necessità di non sbagliare perché una scelta sbagliata comporterebbe crisi per decine di imprese, disoccupazione per centinaia di lavoratori, aumento di servitù come minimo per i prossimi 10/15 anni. Tutto ciò è da evitare. Deve arrivare una risposta credibile, condivisibile e unificante per la città perché questo e solo questo è il segno che stiamo andando nella direzione giusta. La parola ai consiglieri.

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