Civitavecchia c’è: “Alternativa di sviluppo città di Civitavecchia, storia di un percorso mai intrapreso”

Abbiamo partecipato alla manifestazione organizzata dall’associazione Luci Spente-commercianti di Civitavecchia, operatori portuali etc, erano presenti autorità locali,regionali e nazionali.

Complimenti agli organizzatori, il motivo era collegato alla crisi che attanaglia la nostra città e inesorabilmente il pensiero ci ha riportato a ricordare 20 anni fa quando si discuteva della trasformazione a carbone di TVN e di quella a gas di Tirreno Power TVS, che venivano presentate a risoluzione di tanti nostri problemi inerenti lo sviluppo economico e occupazionale,diretto e indotto, in quel contesto venivano analizzate anche le criticità, tra cui lo scarico del carbone sulle banchine portuali, che oltre a ridurre spazi per altre merci avrebbe aumentato il traffico e l’inquinamento dentro e fuori il porto.

Fu ritenuta una “conquista”quando l’ENEL costruì un suo molo ai margini della centrale che permetteva l’invio del fossile direttamente alle camere di combustione, evitando cosi qualsiasi forma di dispersione nell’aria, contemporaneamente maturava la costruzione della torre petrolifera a mare, realizzata da un privato, che avrebbe arrecato danni al fondo e  traffico marino nonché alla pesca ma avrebbe evitato pericolo all’interno del porto, liberato ulteriori spazi portuali e fatto pervenire diversi contributi finanziari ma principalmente sarebbe servita come mezzo per arrivare alla costruzione della darsena grandi masse, potendo contare sui soldi dello stesso costruttore della boa, dell’ENEL e di altri.

Perfino la regione Lazio si pronunciò in merito, codificando addirittura la contemporaneità tra la messa in funzione della torre petrolifera e l’inizio dei lavori della darsena grandi masse, con la conseguente dismissione della stessa all’entrata in funzione della struttura portuale.

Insomma una progettualità congiunta tra enti energetici-torre petrolifera-porto che insieme agli annunciati sviluppi di nuove tratte e svincoli stradali per raggiungere velocemente  Livorno, la pontina, l’adriatica etc avrebbe si creato difficoltà ambientali ma nei fatti ottimizzato l’uso di strutture con un proficuo miglioramento di occupazione e ricchezza.

Oggi purtroppo siamo costretti a prendere atto di tutt’altra situazione.

L’ENEL propone una nuova centrale a turbo gas senza demolire la vecchia a carbone che rimarrà come riserva fredda, Tirreno Power continua a produrre energia quasi come fosse un corpo estraneo alla città, anche se di proprio di questi giorni che l’ente sta parlando di ipotetici licenziamenti, il porto male e troppo privatizzato viene dichiarato da tutti in profonda crisi, tanto da ritornare a pensare allo scarico del carbone.

La torre petrolifera non solo ha desertificato un tratto di fondale marino ma ora più che mai è vecchia e obsoleta ed ha completamente disatteso le aspettative circa la costruzione della darsena grandi masse con tutte le conseguenze negative del caso e dei tanti interventi relative alle strade nessuno è stato portato a compimento tanto che ancora oggi si ripetono auspici e promesse.

Insomma delle tante chiacchiere, ipotesi di sviluppo e promesse di allora si sono concretizzati i soli profitti dei potentati di turno mentre niente o quasi sono stati i benefici della città.

Ora stiamo peggio di 20 anni fa in cui stavano peggio di 20 anni prima.

Paesi e città intorno a noi hanno potenziato le loro strutture, dove c’erano acquitrini e zone paludose ora ci sono siti turistici e balneari di contro la nostra costa è occupata da manufatti industriali, servizi energetici e servitù che non sono più adeguate alle esigenze della nostra città.

Le scelte politiche non sono state adeguate, ora la città è in ginocchio sta precipitando verso la perdita di identità.

Non possiamo assolutamente sottostare a questo stato di cose, abbiamo bisogno di un cambio immediato di tendenza, dobbiamo tutti uniti, politica e cittadini, chiedere ed ottenere la bonifica del territorio e il risarcimento dei danni subiti da utilizzare per creare occupazione immediata e mettere in atto un nuovo modello di sviluppo, del quale il porto deve essere il volano dell’economia e lavorare congiuntamente con la città per dare nuova forza al commercio e all’artigianato.

Dobbiamo anche prevedere che enti energetici e piccole industrie possono operare sul nostro territorio ma a condizione che producano e utilizzino fonti di energia rinnovabili.

Civitavecchia c’è.