Giocatore cresciuto nel palinsesto calcistico comprensoriale, che col tempo ha saputo guadagnarsi la stima degli allenatori che si sono succeduti sulla panchina della Roja, fin ad arrivare ad un ruolo fisso nell’undici iniziale. Luca DI Gennaro è uno di quei classici giocatori che difficilmente tira indietro la gamba sui contrasti e capace allo stesso tempo di saltare gli avversari in dribbling fino a porgere la palla buona agli attaccanti, o arrivare personalmente alla conclusione Quest’anno partito in maniera esponenziale, con un gol da cineteca contro il Garbatella nei 32esimi di Coppa Italia Promozione, è un po’ calato nel proseguo complice sia l’infortunio muscolare avuto a Novembre che lo ha costretto a un mese di stop, sia alle squalifiche susseguitesi al suo rientro che gli hanno perdere un po’ di smalto.  In progressiva ripresa sentiamo da lui come sarà questo scorcio finale di stagione e quanto inciderà la voglia di emergere al servizio della squadra.

D – Luca due mesi intensi vi aspettano. Alti e bassi sul piano mentale in queste ultime uscite, ma quanto cambia da ora in avanti?
R- Si ultimamente non siamo più la squadra di un paio di mesi, siamo calati  nella concentrazioni e non siamo di riflesso più continui come prima. Il campionato è ancora lungo e da adesso conta solo entrare in campo e vincere, fino a che la matematica non ci darà la vittoria del campionato.

D- Hai cambiato ruolo rispetto alla passata stagione e crediamo con ottimi risultati. Dopo un inizio eccezionale però sei un po’ calato  in intensità agonistica. L’infortunio e quelle due squalifiche avute subito dopo il rientro per condotta non regolamentare  quanto hanno inciso?
R- Il problema del ruolo non esiste per me, perché ho fatto tutti i ruoli di centrocampo nella mia seppur giovane carriera. Ma proprio come dici l’infortunio e le due espulsioni hanno inciso tanto, soprattutto mentalmente ma adesso mi sto rialzando e tornerò ad aiutare il gruppo fino alla fine.

D- Cosa credi sia mancato nelle ultime uscite esterne alla Compagnia Portuale, in cui seminando tanto sotto il profilo del gioco e delle occasioni si è raccolto nulla?
R- Ci è mancata la cattiveria, ormai le squadre ci conoscono e quando giocano con noi danno la vita. Dall’altra parte  noi non riusciamo a dare di più di loro, e senza la giusta cattiveria agonistica in certi campi le partite non le vinci.

D- Che messaggio vuoi dare alle inseguitrici? E quanta è la voglia di entrare nella storia di questa società?

R- L’unico messaggio che voglio dare è a noi stessi, dobbiamo riunirci come prima e tirare fuori quello che ultimamente lasciamo negli spogliatoi. Personalmente sono 4 anni che gioco in questa società e sono 4 anni che rincorro questo sogno. Entrare nella storia di questa squadra è motivo di orgoglio, perché se lo merita sia la società che noi stessi e questo sarà un motivo in più per arrivare a questo obbiettivo tanto desiderato. Perché il tutto dipende solo da noi.

(Fonte e Foto: Maurizio Spreghini)

 

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