Assassini seriali. Milena Quaglini (1^ parte)

E’ nel 1957, nella pianura dell’Oltrepo’ Pavese e, più esattamente a Mezzanino, un piccolo e tranquillo comune, all’epoca abitato da poco più di 1600 abitanti, divenuti oggi circa 1300, situato alla destra del Po, di fronte alla confluenza del Ticino, che nasce Milena Quaglini.

L’esistenza della bambina, si rivela da subito non facile, soprattutto a causa del padre, un camionista che lavora saltuariamente e che, dedito all’uso dell’alcol, riversa il suo comportamento aggressivo e violento, sulla moglie e la propria figlia, non lesinando per questo, percosse quotidiane. Ed è così, che  Milena, oramai maggiorenne, stanca ed esasperata di questa situazione, all’età di diciannove anni, decide di andarsene da casa andando a vivere tra Lodi e Como, adattandosi a svolgere occasionalmente lavori vari: come donna delle pulizie, badante e cassiera.

In questo contesto trova un uomo, con il quale si sposa ed ha un figlio, che chiamano Dario, con il quale, inizia a vivere un intenso periodo di felicità, a suo dire, mai vissuto prima. Purtroppo però, la fortuna sembra non essere dalla parte della donna, come neanche da quella di suo marito, che ammalatosi gravemente di diabete, muore poco tempo dopo. Ed è proprio riferendosi a questo breve periodo, che ebbe a dire: “È stato l’unico periodo felice della mia vita”.

Si perché, da quel momento la donna cade in uno stato di forte depressione, iniziando a fare abuso di alcolici, nonché di antidepressivi, cercando di trovare sostegno in questo.

Intanto la sua vita va avanti tra non poche difficoltà, spostandosi ora a vivere Travacò Siccomario, un comune della provincia di Pavia, di circa 4300 abitanti, dove, nel vicino comune di San Martino Siccomario, trova un lavoro ed un nuovo marito, Mario Fogli, un operaio cinquantenne, che sposa in seconde nozze, dalle quali poi nascono due bambine.

Poc’anzi, dicevamo della fortuna. Già, perché questo sostantivo, sembra davvero continuare a non favorire ed assistere la donna, che ben presto, si accorge di avere un marito che fa uso di alcol, possessivo, geloso, rivelandosi subito violento nei confronti della donna, ma anche in quelli del figlio Dario avuto con il primo marito, iniziando nuovamente a subire ogni sorta di angheria, dalle violenze psicologiche, a quelle economiche finanche a quelle fisiche, ricevendo per questo, ancora una volta, insulti e botte. Costretta inoltre a lasciare il suo lavoro, in quanto a parere del Fogli, una donna che lavora, prima o poi, sarebbe stata portata a tradirlo.

La donna, sempre più depressa, tenta di trovare rifugio nella pittura, ma continuando a fare uso di alcol ed antidepressivi e nonostante tutto, prova in ogni modo, a rimanere legata al marito, con il quale, come detto, ha generato due figlie.

continua…