Assassini seriali. Marco Bergamo – Il Mostro Di Bolzano (6^ parte)

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Il Direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia, Prof. Francesco Introna, venne chiamato a redigere la prima perizia a carico del Bergamo, che consegnata a fine febbraio del 1993, attestò l’incapacità di intendere e di volere del soggetto, riconoscendogli al contempo, un disturbo di natura sessuale ed un odio nei confronti delle donne.

Mentre, è di tutt’altro parere il perito nominato dall’accusa, Enzo Conciatore, il quale all’esito della sua perizia, considerò il criminale capace di intendere e di volere, nel momento in cui commise le sue azioni e, considerandolo quindi, pienamente imputabile.

In quanto, a parere dell’esperto e di alcuni criminologi, gli omicidi del killer, sarebbero derivati da una forma di sadismo sessuale, in cui uccideva per libidine. Ritenendo false anche le varie amnesie dell’uomo, legate ai racconti degli episodi commessi.

Alla luce delle risultanze di cui sopra, il sostituto procuratore, Guido Rispoli, ritenne Bergamo responsabile, della commissione di cinque omicidi e, più esattamente, quelli di Marcella Casagrande, Anna Maria Cipolletti, Marika Zorzi, Renate Rauch e Renate Troger, sia perché per tre casi c’era la confessione dell’assassino stesso, sia perché in tutti e cinque, le modalità con cui erano stati commessi gli omicidi, corrispondevano perfettamente tra di loro.

Il 27 settembre del 1993, dopo che il giudice avesse accolto la richiesta, iniziò il dibattimento processuale con la prima udienza, che si svolse intorno alle due perizie che, come appena detto,  erano esattamente contrastanti tra di loro, rendendo necessario un terzo parere, che fu affidato a tre noti esperti: Francesco Bruno, Ugo Fornari e Gianluca Ponti. La cui perizia, finiva per inchiodare definitivamente il mostro di Bolzano, concludendo che Bergamo era nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, escludendo qualsiasi infermità mentale, e per questo, ritenendolo pienamente consapevole delle proprie azioni, al momento del compimento dei suoi omicidi. La perizia così definisce l’agire del serial killer: “Bergamo è giunto alla perversione estrema: l’omicidio per godimento. Dopo il primo assassinio ha scoperto che uccidendo appagava il suo piacere e nello stesso tempo distruggeva l’oggetto temuto e odiato: la donna”.

Durante le fasi dibattimentali del processo, una prostituta dichiarò:“mi spogliava e basta, mi chiedeva di vendergli la biancheria intima, ma non potevo tornare a casa nuda”.

Mentre questa è un’altra delle tante dichiarazioni del killer: “Con Renate Rauch ci sono andato solo per uscire dalla monotonia, invece di Marcella Casagrande ricordo solo che avevo le punte delle dita sporche di sangue, mi sono alzato e sono uscito”.

Nel processo si lascia andare anche in altre dichiarazioni, che fanno emergere ancora di più la sua particolare perfidia contro le donne, che coinvolgono in questo caso, anche i suoi sogni: “Questa notte per esempio le ho dovuto mettere una bomba in bocca per ucciderla, 2 caricatori non sono bastati”…..”Nei sogni, quando colpisco le donne, lo faccio al cuore e alla testa: si uccidono meglio, si centrano gli organi vitali.”

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