Assassini seriali. Marco Bergamo – Il Mostro Di Bolzano (5^ parte)

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Come accennato in apertura di questo mio studio, passano circa 7 anni, in cui Bergamo si concede la sua lunga pausa, forse anche perché i suoi genitori, osservando qualcosa di strano nel comportamento del ragazzo, iniziano a sospettare qualcosa, gli stanno addosso, cercando di non perderlo mai di vista, sino a quel 7 gennaio del 1992, quando, il corpo esanime di Renate Rauch, viene ritrovato nel parcheggio di un’area di sosta di Bolzano, un luogo in cui le prostitute, erano solite incontrare i loro clienti. La donna era stata massacrata ancora una volta, con 24 coltellate, sempre inferte di spalle ed anche in questa circostanza, non fu rilevata sul corpo della ragazza, alcuna traccia di violenza sessuale.

Mentre alcuni giorni dopo la morte, sulla sua tomba, venne ritrovato un mazzo di fiori, con un messaggio ambiguo, in cui era scritto: “Mi spiace ma quello che ho fatto, doveva essere fatto e tu lo sapevi: ciao Renate! Firmato M.M.”

Messaggio, che portò gli inquirenti ad ipotizzare che la firma con la doppia “M”, unitamente al consueto modus operandi con cui la vittima era stata uccisa, potesse corrispondere proprio al nome di Marco. In proposito all’uccisione della Rauch, Bergamo dichiarò tra l’altro agli investigatori, di aver commesso il crimine perché quella donna, lo avrebbe fatto sentire una nullità per avergli detto: “Con te faccio solo pompini”.   

Passano poco più di due mesi, quando, il 21 marzo dello stesso anno, una ragazza di Millan, una frazione di Bressanone, tale Renate Troger, la quale aveva avuto la malaugurata idea di chiedere un passaggio ad un’auto su piazza Verdi a Bolzano, viene ritrovata cadavere: era proprio la Seat dell’assassino. La donna, era stata  scannata e poi trafitta da 14 coltellate, nei pressi di Campodazzo di Renon, in provincia di Bolzano, ancora una volta in analogia alle modalità dell’agire del Bergamo.

Dopo 5 mesi, nell’agosto del ‘92, è la volta della Zorzi, l’ultima vittima, quella da cui è partita la mia ricerca e che ha consentito una svolta definitiva nelle indagini, mettendo gli investigatori sulla giusta strada e nella condizione di attribuire a Marco Bergamo, ricollegandoli alla sua inconfondibile mano criminale, tutti i precedenti omicidi che sino ad allora erano rimasti insoluti, dei quali però, solo tre saranno confessati dall’assassino, dichiarandosi estraneo ai delitti della Cipolletti e della Troger e, lasciando brancolare nel buio, per sette lungi anni, gli organi inquirenti.

Ora che Bergamo è stato messo in condizione di non nuocere più, nasce il problema delle perizie psichiche a suo carico: nel momento in cui ha commesso i delitti, era in possesso della capacità d’intendere e di volere?

Come ben sappiamo, il possesso di tali capacità, nel momento esatto in cui è stato commesso il crimine, nel nostro diritto penale, è un elemento fondamentale, necessario a stabilire o meno, l’imputabilità di un soggetto.

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