Assassini seriali. Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio (2^ parte)

(continua dall’edizione precedente)

Nel continuare a descrivere la sua storia, aggiunse ancora, che a suo parere, alla madre, non faceva assolutamente piacere vederla ancora in vita e per questo, decise di ingoiare delle stecche di un busto e poi alcuni frammenti di vetro, nell’ennesimo tentativo di tentare il suicidio, ma senza ottenere anche in questo caso, il risultato sperato.

V’è inoltre da aggiungere, che sin da piccolissima, la bambina, aveva vissuto vicino, (subendone naturalmente l’influenza e la suggestione), a veggenti e chiromanti varie. A tal proposito, si  narra in particolare di una gitana, che le avrebbe addirittura predetto un futuro nefasto, colmo di disgrazie e dolore, il carcere ed il manicomio, influenzando negativamente la sua già labile psiche, probabilmente per tutto il proseguo della sua vita.

Sin qui la breve storia, tra certezze e flebili verità, forse intrise anche in un misto di leggenda, della tormentata infanzia della Cianiculli, sino ad arrivare all’anno 1914, quando all’età di circa vent’anni ed agli albori della prima Grande Guerra, gongolò a nozze con Raffaele Pansardi, impiegato all’ufficio del registro, con il quale andò a vivere ad Ariano Irpino, posto nell’Alta Irpinia ed a circa 50 km di distanza dal suo paese natale.

Ma, la ciclicità dei terremoti che colpiscono quel territorio, solo 16 anni dopo l’unione, non mancò di distruggere ed uccidere ancora una volta: era il 23 luglio del 1930, quando, nell’alta valle del Calaggio, tra Lacedonia e Bisaccia, un nuovo sisma provocò per l’ennesima volta, devastazione, desolazione e ben 1404 vittime.

L’abitazione dei coniugi Pansardi, non fu risparmiata ed anch’essa rasa al suolo e fu anche per questa vicenda, che decisero di traslocare con l’intera famiglia, per andare a risiedere a Correggio, una cittadina in provincia di Reggio Emilia, che oggi conta oltre 25.500 abitanti, considerato per anni il comune più popoloso della provincia emiliana.

Leonarda, dimostrò sino a questo momento un’apparente normalità nella conduzione della sua vita, nonostante ben presto, fu abbandonata dal marito, non si perse d’animo, rimboccandosi le maniche e cominciando a lavorare come sarta e bambinaia. Probabilmente, anche grazie al denaro ricevuto dallo Stato per il risarcimento dei danni subiti dal terremoto, riuscì a mettere in piedi, una fiorente attività casalinga di commercio di abiti usati, esercitando al contempo anche quella di maga.

Erano in tanti, quelli che ora bussavano alla porta di Leonarda, oltre che per acquistare indumenti usati, anche per chiederle la lettura della mano, per conoscere il loro futuro, ma anche per sottoporsi a pratiche esoteriche finalizzate ad estirpare il malocchio dei tanti creduloni, che pagavano per questi servizi, cospicui compensi.

Roberta Bisi, docente di sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale all’Università di Bologna, così ebbe a definire Leonarda Cianciulli: “La Cianciulli era una leader nata”. “E una donna accattivante, che col suo fascino puntava a esercitare un controllo assoluto su chi la circondava, ridotto a mero oggetto da sfruttare. Le uniche soddisfazioni le derivavano dalle sue manie di grandezza e dalla deferenza che le riservavano gli altri”.

(continua nella prossima edizione)