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Le pause di raffreddamento tra un omicidio e l’altro, non  hanno tempi molto cadenzati ed in taluni casi, sono abbastanza lunghe, anche se tornano ad essere commessi, forse non casualmente, in determinati periodi dell’anno, come il mese di settembre. Ed è così, che nel 1975, ancora una donna viene rinvenuta sgozzata: è Eugenia Tilling, alla quale, nel 1976, seguirà l’uccisione di Maria Luisa Bernardo, massacrata con decine di coltellate.

Tra gole e ventri squarciati, è presente in quattro casi, una sorta di firma lasciata dall’autore degli omicidi, che si contraddistingue per una sorta di taglio chirurgico a forma di esse, che partendo dallo sterno, evitando l’ombelico, arriva sino al pube, il quale, molto verosimilmente, riconduce a quello che veniva praticato dai ginecologi, negli anni ‘50 del 1900, per eseguire il parto cesareo o per estrarre feti morti dalla pancia delle prostitute.

Ed è così che si accende la lampadina nella mente degli investigatori, i quali iniziano a pensare che l’autore degli omicidi possa essere riconducibile ad un’unica mano, quella di un possibile serial killer, in quanto gli stessi omicidi erano accomunati dalla scelta della vittimologia, donne, prostitute, dedite all’uso di alcol e stupefacenti, come nei casi di  Maria Carla Bellone, prostituta di 19 anni,  uccisa nella notte tra il 15 ed il 16 febbraio del 1980, rinvenuta con il collo trinciato da un orecchio all’altro  e il fatidico taglio ad “S” dal torace al pube. Quello di Luana Giamporcaro, uccisa il 24 gennaio 1983, che rileva le stesse modalità con cui è stato scempiato il corpo della Bellone e quello di un’altra squillo,

Aurelia Januschewitz, di 42 anni, uccisa il 3 marzo 1985, il cui corpo riporta un profondo taglio che culmina sul pube

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Fa eccezione Wilma Ghin, il cui cadavere nel 1980, venne ritrovato carbonizzato e l’uccisione di Marina Lepre, maestra quarantenne di scuola elementare, uccisa il 26 febbraio del 1989, ma che comunque, stava vivendo un particolare periodo, che la portava ad uscire di notte ed a fare uso di alcolici e che tuttavia, il suo omicidio, segnerà una svolta importante nelle indagini.

La donna viene rinvenuta sgozzata e con gli abiti lacerati, sul greto del fiume Torre e presentava un netto e profondo taglio sull’addome. Gli inquirenti suppongono che la stessa, dopo essere stata adescata, sia stata oggetto di un’aggressione e che il suo aguzzino, utilizzando probabilmente un bisturi, abbia praticato quell’incisione, senza poter terminare la sua opera, poiché presumibilmente disturbato. Come detto, la Lepre, non rientra nella categorie delle prostitute, pur avendo rapporti diversi e frequenti con più uomini e per questo la sua famiglia contesta alcune notizie che vennero divulgate dalla stampa, asserendo che la donna era una lavoratrice e madre di una bambina di nove anni.

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