Assassini seriali. I fratelli Harpe: Micajah “Big” e Wiley “Little” (4^ parte)

(continua dalla scorsa edizione)

Non è dato sapere con certezza, se la sua morte sia stata la conseguenza della ferita riportata alla gamba, magari a causa di una ingente perdita di sangue a seguito della possibile lacerazione/perforazione di un’arteria, oppure, dovuta alla decapitazione avvenuta per mano dello stesso Steagall, in una sorta di vendetta per ciò che in precedenza aveva subito.

Certezza vi è sulla fine della testa di Big Harp, trafitta da un palo, fu issata al lato di una strada, oggi contrassegnata da un marcatore storico, con il nome di  “Harpe’s Head Road”.

La sorte del fratello Wiley Harpe, non dovette attendere ancora per molto. Ormai solo e braccato, rimasto senza la complicità dell’ammasso di muscoli, fu infatti catturato nel Tennessee, dopo aver anche cercato di svendere il pirata Mason e subito un processo nel quale fu ritenuto colpevole di tutti i suoi crimini, e condannato a morte, mediante l’impiccagione, eseguita a Old Greenville.

Anche in questo caso, occhio per occhio, dente per dente, brutalità, per brutalità: dopo la morte, la sua testa fu tagliata ed esposta su una pietra lungo la strada di Natchez nel Mississippi.

Ancora una volta, tra storia e leggenda, i fatti e le uccisioni commesse dai due criminali, non vengono narrate e riportate dalle varie fonti, in egual modo, necessitando di interpretazioni e scremature. Certezza vi è sul fatto che i fratelli Harpe, si resero responsabili, nel corso delle loro balorde scorribande, di un considerevole numero di uccisioni, commesse in alcuni casi, senza alcuna apparente giustificazione, se non per il solo gusto di uccidere, ed in altri, con l’aggiunta di trarne profitto e vantaggio, saccheggiando e derubando i beni delle vittime.

Bene, come sempre, dopo l’introduzione, la ricostruzione e la narrazione dei fatti, eccomi giunto alle conclusioni ed alla disamina dei due serial killer, tracciandone il loro criminal profiling .

Secondo la moderna dicotomia, crimine organizzato/disorganizzato, ritengo siano stati due balordi criminali, che agivano in modo prevalentemente disorganizzato, generalmente, non curandosi minimamente di occultare tracce e prove dei loro crimini, se non solo quando decisero di appesantire i corpi delle loro vittime con dei sassi, gettandole poi nelle acque.

Le azioni venivano commesse in modo disordinato, in genere senza alcuna premeditazione, tanto che mettevano a ferro e fuoco, tutto ciò che capitava sul loro cammino, per meglio dire, del loro  vagabondare o continua fuga.

La dinamica è anche quella di un piccolo gruppo sociale, il più piccolo, quella definita la diade, composto per l’appunto da sole due persone. Le quali, compensando le loro caratteristiche, mettendo ognuno quello che ha di suo per natura, nel caso specifico, forza e prestanza fisica l’uno, furbizia e scaltrezza l’altro, unite ad un’indole criminale comune, riuscirono a costituire un vero e proprio cocktail micidiale, una micidiale macchina della morte, supportandosi e spalleggiandosi l’uno con l’altro, in una sorta di legame affettivo perverso, finalizzato al raggiungimento dei loro scopi criminali, sinché gli eventi, non riuscirono a spezzare questa dinamica ed a separarli.

Uccidevano con modus operandi simili e con pause di raffreddamento tra un omicidio e l’altro, più o meno lunghe nel tempo, caratteristiche queste, proprie dei serial killer.

Le motivazioni del loro agire, sono sicuramente riconducibili, ad una congenita ed innata  necessità di trovare piacere nel cacciare, torturare, seviziare ed uccidere le loro vittime, mossi da sadismo, anche con il sicuro scopo di esercitare potere sulle proprie vittime, trovando in queste azioni, il rafforzamento della propria forza fisica ed autostima, dimostrando per questo, una totale mancanza di empatia, ricevendo anche una sorta di probabile eccitazione, dalle torture e dall’assistere alla sofferenza delle loro vittime.

Naturalmente, la motivazione dovuta al guadagno, non può certo mancare, visto che in quasi tutti i casi, come pure in battaglia, si narra che le le  vittime dei fratelli Harpe, furono  inesorabilmente derubate e le loro proprietà, prima di essere distrutte e date alle fiamme, accuratamente saccheggiate.

Vista l’efferatezza con cui venivano commessi i crimini, non si può certamente escludere nei due, la presenza di importanti patologie psichiche, come ad esempio, la schizofrenia.

(fine)