Assassini seriali. Andrei Romanovich Chikatilo il serial Killer comunista. (3^ parte)

(continua dalla scorsa edizione)

Ed è proprio qui, che il nostro neo insegnante, comincia a mostrare ed esternare le sue pulsioni e parafilie, probabilmente tenute e freno sino a quel momento. Accarezza una minorenne e poi ne picchia un’ altra con una  stecca di legno, raggiungendo da queste due azioni l’orgasmo. Viene per questo denunciato da una delle ragazze e, seppur membro attivo del partito comunista, godendo quindi di una certa protezione, viene comunque costretto a lasciare l’incarico per ottenerne uno analogo in altro collegio scolastico.

Tuttavia, a causa del perdurare del suo cattivo e “particolare” rapporto con i suoi alunni, è costretto a cambiare ancora una volta il suo lavoro e questa volta, anche mansione, divenendo ora commesso.

A questo punto, per lui, diviene tutto più facile. A causa del suo lavoro è costretto a viaggiare molto, nonchè ad utilizzare mezzi pubblici diversi e questo non può fare altro che dare inizio  ai suoi crimini, trovandosi agevolato nella libertà di movimento, lontano dalla famiglia, e molto spesso anche dal fatto di dormire fuori casa.

Inizia ad uccidere a coltellate bambini rimasti soli o fuggiti di casa e povere prostitute, procurandosi in questo modo dalle sue azioni criminali, il piacere fisico, che diversamente ed in modo naturale, non era in grado di ottenere. Aleksandr Kravčenko viene arrestato, in quanto ritenuto colpevole e poi giustiziato senza alcuna colpa, pagando così il prezzo del primo crimine commesso da Chikatilo, che  aveva visto quale sua vittima una povera bambina, il quale, dopo una breve pausa, riprende come se nulla fosse, ad uccidere.

Il fatto: Andrei riesce a convincere ed a condurre una giovanissima bambina di nove anni, Lena Zakotnova, in una piccola baracca acquistata all’insaputa della moglie, con l’intento di stuprarla. La ribellione di Lena, provoca la reazione del criminale, il quale eccitato, diviene violento accoltellandola a morte più volte, raggiungendo per questo l’orgasmo. Il corpicino martirizzato della povera bimba, venne rinvenuto un paio di giorni dopo la morte dalla polizia, nel fiume Grusevska.

Nel mese di settembre del 1981, è la volta di  Larisa Tkacenko, una ragazza  diciassettenne il cui corpo sarà poi rinvenuto il giorno dopo sulle rive del fiume. Negli anni compresi tra il 1982 ed il 1984, la sua attività criminale, che prosegue con lo stesso modus operandi, vede una forte ascesa, contando ben 32 vittime, rinvenute di volta in volta, nei folti boschi della zona, sulle rive del fiume Don e nel Parco degli aviatori Sachti.

In soli nove mesi, tra gennaio e febbraio del 1984, Chikatilo, si renderà responsabile di ben quindici uccisioni, persone di età compresa, tra i 10 anni ed i 44 anni, tutte orrendamente mutilate, i cui cadaveri, sono stati rivenuti nei consueti luoghi.

Intanto la polizia è sulle sulle sue tracce e vengono incrementati i controlli alle fermate e capolinea dei mezzi pubblici di linea, anche a seguito di un’impronta della sua scarpa, rinvenuta in un bosco vicino al cadavere martoriato, di  una donna, tale Dima Ptasnikov.

Un uomo alto, all’apparenza distinto, eloquente e garbato; un buon padre di famiglia che mostrava modi gentili, che dava sicurezza e che rassicurava. Nel suo lato oscuro, girava con una valigetta nel cui interno erano sistemati i coltelli che usava per uccidere e sventrare le sue vittime, che procacciava in modo seriale, nei pressi dei capolinea o delle stazioni delle linee ferroviarie e degli autobus, conducendole nei boschi più vicini, ove infieriva loro coltellate senza alcuna pietà e mancanza di empatia, traendone come detto, quel piacere, che non era capace di procurarsi nei suoi rapporti sentimentali ed intimi.

(continua nella prossima edizione)

Rubrica a cura del Dott. Remo Fontana, Criminologo – esperto in Sicurezza Urbana.
Già Comandante Polizie Locali di Civitavecchia e Tarquinia