Il dott. Graziano Santantonio diabetologo dell’Ospedale San Paolo di Civitavecchia ci informa che il diabete è una malattia che ormai interessa circa il 6% della popolazione generale ed è caratterizzato da un elemento – la cronicità – che ne condiziona fortemente la strategia terapeutica. La cronicità è una dimensione della malattia, è un inaspettato e non voluto  compagno di viaggio che si introduce  nella vita della persona ammalata diventandone parte integrante, influenzandone  fortemente la sua quotidianità  e condizionandone il futuro e l’aspettativa di vita.
La malattia diabetica rappresenta inoltre un importante capitolo della spesa sanitaria, gravando per un 10-15% del totale. Il costo dell’assistenza ad una persona con diabete varia notevolmente a seconda della presenza o meno di complicanze, andando da un minimo di € 800/anno in assenza di complicanze ad un massimo di €36.000/anno in presenza di multiple complicanze. La spesa media pro capite è stata calcolata in circa € 3.348/anno. È significativo sottolineare come il 50-70% della spesa è legata alle ospedalizzazioni e pertanto un obiettivo del percorso di cura delle persone con diabete è la riduzione delle ospedalizzazioni per complicanze acute e croniche della malattia.
Questi elementi hanno fatto sì che sul diabete, da svariati anni, si sia avuta una concentrazione di interesse di organizzazioni sanitarie sia nazionali che internazionali. Ciò a partire dalla legge 115/87, che istituiva i principi dell’assistenza al diabete in Italia e attribuiva  a tale patologia la definizione di patologia sociale, passando successivamente alla risoluzione ONU del  22/12/2006 in  cui si impegnavano gli stati membri ad attivare politiche di sanitarie  e sociali finalizzate a ridurre l’incidenza e la progressione del diabete e delle sue complicanze.
Nel corso degli anni, sempre più anche a livello legislativo si è sviluppata una crescente consapevolezza sull’impatto medico-sociale di una patologia complessa come il diabete. Una complessità organizzativa e assistenziale che ha reso necessario un Piano nazionale sulla Malattia Diabetica (2013) che indicasse un modello assistenziale adeguato e individuasse obiettivi prioritari. Il legislatore quindi ha preso atto della necessità di una risposta organizzativa  articolata  sulla multidisciplinarietà e sulla multiprofessionalità. Il Piano definisce il Team diabetologico come “la” modalità di intervento in Diabetologia, attraverso personale specialistico dedicato (diabetologo, infermiere, dietista, podologo, psicologo), cui si affiancano il medico di medicina generale e tutti gli altri specialisti implicati nel percorso di cura delle persone con diabete (cardiologo, oculista, nefrologo, ecc.). Il Piano nazionale ha indicato come lo strumento migliore per soddisfare le esigenze di salute delle persone con diabete sia l’attivazione di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) condivisi e codificati per i vari stadi della patologia, personalizzati, differenziati in rapporto al grado di complessità della malattia nel singolo individuo e ai suoi specifici fabbisogni.
Ma che cosa è un PDTA? È il “cammino” che una persona affetta da una patologia per-corre all’interno del SSN. È una metodologia basata su un approccio integrato alla malattia, teso al miglioramento dei risultati clinici e della qualità dei servizi offerti all’utenza, nell’ottica di una razionalizzazione della spesa.
La Regione Lazio è stata tra le prime regioni in Italia a recepire il Piano nazionale e a tradurlo in un Piano regionale (2015) che ha la finalità di assicurare a tutti i cittadini con diabete del Lazio un’assistenza che si caratterizzi per efficienza, efficacia, equità, omogeneità e sostenibilità. Il Piano regionale ha portato in tutte le ASL del Lazio alla riorganizzazione della rete assistenziale diabetologica, attraverso un processo di razionalizzazione e più appropriata utilizzazione delle risorse, cui è seguita l’attivazione dei PDTA.
In tal modo si sta realizzando un sistema che vede  funzionalmente integrate  la componente territoriale ed ospedaliera, in una logica di continuità  assistenziale per intensità e complessità di cure.
Questa nuova organizzazione dovrebbe accompagnare le persone con diabete in ogni fase della malattia e dovrebbe tradursi in migliori esiti in termini di salute, con riduzione delle complicanze acute e croniche e dei tassi di ospedalizzazione.
Erogare assistenza in un’ottica di rete e attraverso i PDTA rappresenta un modello assistenziale vincente. In Italia, secondo il Rapporto “Facts and figures about diabetes in Italy”, che analizza l’andamento dei principali indicatori della malattia regione per regione, redatto sotto l’egida dell’IBDO Foundation, documenta come nei diabetici il tasso standardizzato di ospedalizzazione per complicanze acute correlate al diabete sia diminuito del 51% dal 2001 al 2010 (passando dal 14,4 al 7,1 per mille persone con diabete), facendo registrare una riduzione del 5,7% per anno, a conferma di un sistema assistenziale specialistico di sicura efficacia.

 

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