Ormai non ci si chiede quasi più se internet e i social siano cosa buona o no. Sono talmente penetrati nel tessuto della nostra quotidianità che si danno per acquisiti come l’uso della macchina o della televisione. In neanche trenta anni di vita la rete ha conquistato il mondo, le abitudini delle persone e si è inserita nelle relazioni umane. Essa è uno strumento utilissimo, democratico, universale ma, se usato male o con incompetenza, può rivelarsi una trappola, un’arma pericolosa. Una ricerca inglese della University of Oxford, infatti, rivela che l’uso dei Social Media come forma di comunicazione sarebbe una delle principali cause della crisi di coppia. Lo studio ha analizzato un campione di circa 24.000 coppie che utilizzavano regolarmente Facebook e altri 10 Social Media. Il sondaggio fa emergere chiaramente che proprio l’uso dei Social, come forma predominante di comunicazione, rappresenta la principale causa di incomprensioni e crisi di coppia. Secondo i dati dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti i Social Media sarebbero una delle cause principali di divorzio. Ma perché sempre di più le persone cercano di realizzare in rete la propria dimensione sociale e affettiva? La comunicazione attraverso la chat permette di proteggerci dall’anonimato presunto o reale. Il celarsi dietro diversi nicknames e foto consente di giocare con la propria identità, di scegliere di mostrare solo gli aspetti della personalità ritenuti più interessanti e accattivanti. Questo dà l’illusione di superare le barriere, soprattutto psicologiche, che frustrano la vita di relazione nella realtà. La timidezza, l’introversione, l’imbarazzo vengono aggirati grazie alla protezione offerta dal monitor e dalla distanza reale e la capacità di “socializzare” se ne avvantaggia notevolmente. L’anonimato facilita l’apertura e il dialogo. La relazione online è percepita come più controllabile rispetto alla relazione reale che spesso risulta frustrante. Il partner in rete piace, all’inizio, per quello che dice e per come lo dice. L’innamorato virtuale crede di sapere cosa l’altro pensa, ha la sensazione di aver saputo leggere tra le righe. Visitando il profilo, le foto, i video, le preferenze di letture, di film, dei cantanti ecc., pensa di conoscere tutto della sua vita, del suo passato e del suo presente, ha la certezza di coglierne i desideri e le aspettative e ritiene di saperne di più di chi gli vive accanto. Spesso una fotografia ricevuta via e-mail è sufficiente a convincersi di conoscere bene anche l’aspetto fisico dell’interlocutore. A questo punto l’immaginazione creativa si attiva, il chattatore si fa il film mentale su cui proietta le proprie fantasie inconsce anche erotiche e crede di aver incontrato l’anima gemella che lo completerà e lo renderà finalmente felice liberandolo dalla noia, dalla routine, dalla prigione della sua vita reale. Nella fantasia creata tutto è facile, bello, perfetto e veloce come è veloce il pensiero. In sostanza ci si innamora di un’idea, di un sogno, di una fantasia, riempiendo le inevitabili caselle vuote dell’identità dell’altro con parti di sé proiettate. Ma la realtà esiste e comunque, prima o poi, bisogna faci i conti! L’illusione di essere coinvolti in una relazione alimentata solo da pochi stimoli facilmente fraintesi o oggetto di proiezione, può rivelarsi il preludio di un inevitabile fallimento e di una tragica delusione quando gli innamorati chattatori si incontrano per d’avvero. Per questo motivo, nel tempo, le persone tendono a trincerarsi dietro lo schermo, ad intrattenere relazioni virtuali evitando l’incontro reale. Ciò innesca un circolo vizioso per cui si chatta per vincere la solitudine e il vuoto nell’illusione di conoscere persone interessanti e amori veri, ma evitando l’incontro si diventa sempre più soli e vuoti. L’uso improprio di internet e dei social è il disastro familiare perché, anche se virtuale, è pur sempre un tradimento, una fuga dalla coppia e dalle responsabilità, un tentativo maldestro di autocura, un risolvere tragicamente la crisi coniugale in atto.

www.alessandrospampinato.com

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