“Non si può che rimanere stupiti dalle affermazioni dell’assessore D’antò il quale, continuando nella campagna denigratoria nei confronti di Confcommercio, rilascia dichiarazioni per alcuni versi assurde, per altri incomprensibili, assai poco rispettoso del ruolo di una organizzazione di rappresentanza. Già nel passato l’assessore D’antò si era avventurato nel dare voti e nell’esprimere giudizi su Confcommercio, in particolare modo sul suo Presidente. Confcommercio ha fatto sempre e comunque sentire la propria voce, da soggetto politico autonomo, che dialoga con tutti ma che decide in base alle esigenze della categoria. Invece di dare voti a Confcommercio ,pensi alle esigenze di cittadini, imprese e lavoratori, che hanno affidato i propri voti per politiche di sviluppo che non mi sembrano ancora presenti a Civitavecchia. Per quanto poi riguarda la situazione del mercato, il novello volterriano D’antò pensa di essere ‘nel migliore dei mondi possibile’ come se non sapesse (lo invitiamo a farsi un giro) della situazione di degrado della “palmetta”; che siamo al quarto anno di una interminabile ristrutturazione; che a ieri nessuno aveva convocato nessuna riunione per delineare tempi e modalità di una situazione ormai scandalosa da un punto di vista economico e gestionale; che da anni ci troviamo davanti ad un chiacchiericcio infinito della politica. Dopo la manifestazione è avvenuta la convocazione, e di questo ce ne rallegriamo. Quello che sconcerta nelle parole dell’assessore sono in particolar modo le affermazioni riguardante le modalità della protesta. Sembra di essere tornati al minculpop, quando si afferma che bisognava sentire prima l’autorità. Come se per una qualsiasi manifestazione, pacifica, bisognasse chiedere il permesso a qualcuno. La manifestazione faceva seguito ad una lettera degli operatori, a supporto di una richiesta di incontro. L’assurdo viene sfiorato quando si afferma l’importanza delle associazioni di categoria. Ricordo all’assessore delle sue affermazioni scorrette relative al presidente di Confcommercio, a riguardo dei dehors, ma ricordo altresì che nel momento in cui venne presentata la manovra ‘lacrime e sangue’ non si sentì il bisogno di convocare le organizzazioni di categoria, che forse avrebbero spiegato che con l’aumento delle tasse e dell’imposizione fiscale si decretava la fine delle imprese. E che almeno all’aumento allucinante di tassazione corrispondesse una maggiore qualità dei servizi, mai avvenuta. Siamo felici della convocazione, a ridosso della manifestazione di Confcommercio, e siamo pronti a dare il nostro contributo di idee e proposte e siamo pronti al dialogo con chi rispetta ruoli e logiche democratiche ed accetta anche manifestazioni di dissenso. In particolar modo da operatori del commercio, da imprese familiari che da quattro anni rischiano la fine della propria azienda per le incapacità della politica e che alla politica chiedono da anni solo ed esclusivamente certezze nei tempi. Niente altro”.

Dichiarazioni di Tullio Nunzi, Confcommercio.

 

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