Si è celebrato stamattina, domenica 12 febbraio 2017, a Viterbo, “Il Giorno del Ricordo”, ricorrenza istituita nel 2004 con legge dello Stato per ricordare i martiri delle foibe e i 350 mila italiani costretti a fuggire dal confine orientale d’Italia.

Un nutrito corteo, composto dai gonfaloni di Provincia e Comune di Viterbo, dalle bandiere e i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma, da semplici cittadini molti dei quali sventolavano la bandiera italiana e due enormi striscioni tricolori, è partito da piazza Verdi e ha raggiunto piazza martiri delle foibe istriane, a valle Faul.

Una delegazione, composta dal Sindaco Leonardo Michelini, dal vice prefetto vicario Immacolata Amalfitano, dal consigliere provinciale Eugenio Stelliferi, dal presidente del Comitato 10 Febbraio di Viterbo Maurizio Federici e dal segretario Silvano Olmi, ha deposto un cuscino di fiori al monumento che ricorda Carlo Celestini, primo martire viterbese a essere stato individuato.

Dopo aver letto la preghiera dell’infoibato, Silvano Olmi ha elencato i quattordici viterbesi individuati con una difficile ma minuziosa ricerca storica. “Purtroppo in questi ultime settimane assistiamo a uno spettacolo incredibile – ha detto il segretario del Comitato 10 febbraio di Viterbo – alcune città italiane hanno concesso il patrocinio a manifestazioni riduzioniste o addirittura negazioniste verso il dramma delle foibe. Il muro di bandiere tricolori che ha attraversato Viterbo è la migliore risposta che potevamo dare a chi tenta di sminuire questa celebrazione.”

Il Sindaco di Viterbo ha chiuso le porte a qualsiasi rigurgito negazionista. “A Viterbo non c’è spazio per qualsiasi forma di negazionismo – ha detto Leonardo Michelini – anzi, dobbiamo chiedere perdono agli esuli, che sono gli italiani migliori, perché furono esuli in Patria. Per troppi anni il silenzio ha avvolto le vicende del confine orientale d’Italia.”

“Italiani di Viterbo, vi dico semplicemente grazie per la partecipazione – ha esordito il presidente del Comitato 10 Febbraio di Viterbo, Maurizio Federici – i rigurgiti di revisionismo contro Il Giorno del Ricordo devono essere sanzionati. Denunceremo chi si macchia di questo reato che offende tutti gli italiani. Ai profughi che scappavano da Istria e Dalmazia, all’epoca le autorità italiane prendevano addirittura le impronte digitali e ancora oggi hanno difficoltà con il codice fiscale. Occorre ricordare quel dramma – ha concluso Federici – continuare a parlare delle foibe e dell’esodo, per onorare i martiri e rendere giustizia agli esuli.”

 

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