“Nei prossimi giorni, molti studenti del viterbese e del resto d’Italia, freschi di diploma, varcheranno la soglia di un’aula universitaria e assisteranno alle loro prime lezioni. Alcuni lo faranno con la determinazione di chi ha già sciolto le riserve, iscrivendosi a uno tra i tanti corsi di laurea che il panorama italiano offre. Altri, invece, seguiranno le lezioni con altrettanta curiosità ma minori certezze, perché non hanno ancora scelto. Non sono pochi coloro che, prima di decidere, vogliono verificare l’effetto che fa trovarsi a contatto con un certo ambiente, conoscere i docenti del corso, prendere confidenza con nuovi temi e nuove materie.
Da neodiplomato, qualche lustro fa, feci proprio così. A fine settembre cominciai a seguire le lezioni di un corso di laurea che mi interessava molto, ma che poi non scelsi. Frequentando quelle lezioni, capii che si trattava di un percorso che mi avrebbe allontanato dai miei interessi più forti. E capii meglio, sebbene ancora in maniera confusa, che mi interessavano soprattutto i problemi della società nella quale viviamo e il modo in cui essi possono essere affrontati, regolati, governati. Così, la scelta di iscrivermi a giurisprudenza fu, almeno in parte, una scelta istintiva, ma l’istinto fu aiutato dal contatto diretto con i diversi percorsi che avevo in mente, sia pure limitato a poche settimane.
Dunque, un primo consiglio che mi sentirei di dare a chi si accinge a compiere questa scelta impegnativa è non solo di acquisire informazioni sui corsi di laurea (gli open days organizzati dagli atenei e dai singoli dipartimenti sono un ottimo modo per farlo), ma anche di andare a “toccare con mano” le alternative che ciascuno ha in mente per il proprio futuro universitario: visitare le sedi, incontrare i docenti, sentirli parlare delle loro materie sono elementi utili per scegliere in modo più accurato. I neolaureati che siano interessati al corso di giurisprudenza o semplicemente curiosi di capire come il diritto regola l’azione dei privati, dello Stato, degli enti territoriali, dell’Unione europea o delle organizzazioni internazionali hanno molte opzioni: potranno assistere alle lezioni del corso di giurisprudenza della Tuscia (aperte a tutti, iscritti e non, con inizio martedì 27 settembre nelle aule del complesso di via San Carlo 32 a Viterbo) o alla lectio magistralis del prof. Niccolò Lipari, che inaugurerà l’anno accademico del corso di giurisprudenza il prossimo 11 ottobre (nell’aula magna del San Carlo, alle ore 11.00).
Il secondo consiglio è forse più scontato, ma, dati i tempi, inevitabile. In un’epoca caratterizzata da una disoccupazione giovanile elevatissima, scegliere un percorso universitario senza guardare al “dopo” può rivelarsi un pericoloso azzardo. Per ridurre il rischio di ritrovarsi senza lavoro per mesi o anni dopo la laurea, occorre valutare attentamente. Non solo ci sono settori nei quali l’offerta di lavoro è maggiore, ma ci sono anche lauree che aprono più porte di altre: la laurea quinquennale in giurisprudenza è una di queste. I laureati in giurisprudenza sono gli unici che possono accedere a percorsi prestigiosi, come la magistratura, il notariato o l’avvocatura; sono i principali beneficiari degli impieghi nel settore pubblico, perché i concorsi per diventare dirigenti o funzionari delle pubbliche amministrazioni (locali e statali) privilegiano la formazione giuridica; possono trovare impiego nelle aziende, come giuristi d’impresa o come componenti dei loro uffici legali; e possono ambire a lavorare presso istituzioni europee o internazionali.
Vengo al terzo consiglio, collegato al precedente: ai fini di una scelta ponderata, è sempre opportuno verificare se il corso di laurea al quale si è interessati si preoccupa di assistere i propri studenti, prima o dopo la laurea, nella delicata fase di avvicinamento al mondo del lavoro. Questo è uno dei limiti strutturali del sistema universitario italiano. Mentre negli Stati Uniti e in altri paesi, le università dedicano grande attenzione a quel passaggio, fornendo ai laureati numerosi canali per entrare in contatto con le realtà professionali, in Italia non è così: i laureati si trovano spesso a dover fare quel salto da soli e “al buio”.
Il corso quinquennale di giurisprudenza della Tuscia, nato tre anni fa, in attesa dei primi laureati, si è portato avanti su questo versante, proprio per rimediare a quel limite di sistema e assicurare ai propri studenti un adeguato sostegno nella transizione al mondo del lavoro.
Inizialmente, molte risorse sono state investite nella costruzione di un percorso di studio innovativo, sia nei contenuti, perché a una solida preparazione giuridica di base si affiancano l’apertura ad altri saperi e competenze (dall’economia all’inglese, dalla storia alla filosofia) e una spiccata attenzione per i processi di europeizzazione e globalizzazione del diritto; sia nelle metodologie di insegnamento, in parte mutuate dalla tradizione continentale, in parte ispirate alle best practices delle grandi università anglo-americane (basti pensare al numero di nostri insegnamenti imperniati sull’analisi e sulla discussione di “casi” o al laboratorio J-ARGO, dedicato all’argomentazione giuridica e alla simulazione di processi). In questo modo, potremo garantire ai nostri studenti una preparazione di qualità e, al contempo, già orientata alle esigenze della realtà professionale: conoscere le norme e non saperle applicare è un altro dei limiti storici dell’insegnamento del diritto nelle università italiane che intendiamo superare.
Consolidato il percorso formativo e resi “appetibili” sul mercato i nostri laureati, la priorità del corso di giurisprudenza è divenuta quella di strutturare una fitta rete di tirocini e stages e ampliare i contatti con il mondo produttivo e con le amministrazioni locali e nazionali. Già oggi, ogni tre mesi, il nostro dipartimento pubblica un avviso con una offerta di posti di tirocinio presso enti pubblici e privati talmente ampia da eccedere la domanda dei nostri studenti. Ma siamo in crescita e vogliamo, appunto, metterci avanti con il lavoro. Molti enti hanno stipulato con noi convenzioni per tirocini e stage e sono entrati a far parte della nostra rete. Tra le convenzioni già attivate, basti richiamare quelle con il Tribunale di Viterbo, con l’Ufficio di Sorveglianza, con le Prefetture di Viterbo e di Terni, con l’Ordine dei consulenti, con l’INAIL, con l’Archivio di Stato, con la Casa circondariale, con il Comune di Viterbo e con numerosi altri comuni del Lazio. A breve, analoghe convenzioni saranno concluse con importanti agenzie e autorità di regolazione nazionali, come l’ARAN, l’ANAC e l’Autorità di regolazione dei trasporti. Infine, una nuova iniziativa in cantiere è il progetto “Amici di giurisprudenza”: un tavolo informale che mira alla coinvolgimento di un più ampio numero di soggetti – dagli ordini professionali agli studi legali, dalle parti sociali alle istituzioni locali e nazionali – interessati a dialogare con noi.
Già ai tempi in cui mi accingevo, diciottenne, a scegliere il mio futuro, il corso di giurisprudenza non garantiva un lavoro sicuro: sapevo, al momento di iscrivermi, che dopo la laurea avrei dovuto continuare a studiare per specializzarmi o superare concorsi ed esami di abilitazione. La “gavetta” era e rimane lunga. I tempi sono, però, ormai maturi per rendere quella “gavetta” meno frustrante e costruire un sistema diverso, che altrove già esiste: un sistema che preveda, all’uscita dall’università, percorsi strutturati di selezione e inserimento nel mondo del lavoro di giovani laureati preparati e desiderosi di vedere valorizzate le loro energie e competenze. Dalla capacità di costruire quel sistema dipende il futuro dei nostri giovani e della società che andiamo costruendo”.
Mario Savino
(Professore di diritto amministrativo e Presidente del corso di laurea in Giurisprudenza, Università della Tuscia)

 

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