Tre giorni sotto il segno dell’A.N.D.O.S. (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno), dedicati alla prevenzione e al contrasto di comportamenti a rischio: i primi due appuntamenti il 15 e 17 Marzo, quando il Sert di Civitavecchia ha incontrato gli studenti dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” di via Y. De Begnac, per trattare il tema delle dipendenze dall’alcool e dal gioco d’azzardo. Venerdì 18 Marzo, invece, alla Biblioteca Comunale “Peppino Impastato” di Ladispoli, si è svolto un seminario sul tema del rapporto fra depressione e malattie neoplastiche. Relatrice del convegno, la Dott.ssa Emilia Costa, specializzata in Psicoterapia, Psicopatologia e Psichiatria Sociale, che ha indagato le relazioni tra psiche e tumore e, in particolare, gli effetti biologici della depressione clinica, spiegando come essa si traduca spesso in un’alterazione di diversi sistemi di regolazione ormonale e in un indebolimento delle difese immunitarie.  E’, questo, uno dei più importanti ambiti di ricerca e di intervento della Psico-Immunologia e della Psico-Oncologia, disciplina nata già negli Anni Cinquanta del secolo scorso e progressivamente sviluppatasi alla fine degli Anni Settanta e Ottanta. Alla base della Psico-Oncologia, la necessità di una comprensione estesa, globale e “olistica” delle malattie neoplastiche, che devono essere considerate come epifenomeni di processi somato-psichici, i quali coinvolgono l’individuo nella complessa interrelazione fra i suoi aspetti fisici, mentali, emotivi e spirituali.

Ad introdurre i lavori la Prof.ssa Caterina De Caro, Presidente dell’A.N.D.O.S. di Ladispoli e Camilla Scognamiglio, Vicepresidente. “Siamo orgogliose di aver trovato nella Dott.ssa Costa una nuova referente per la nostra Associazione. – ha dichiarato la Prof.ssa De Caro – L’A.N.D.O.S. si occupa di campagne di prevenzione e di educazione alla salute, ma svolge anche attività culturali finalizzate alla valorizzazione della creatività individuale. Ad ispirarci è il principio dell’enciclopedismo: tutti insieme, ognuno mettendo a disposizione la propria esperienza e competenza, possiamo riscoprire il senso profondo della comunità, cooperando per promuovere una rifondazione della cultura e della società”.

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Quanto al problema delle dipendenze, i dati statistici parlano chiaro e lasciano scorgere motivi di cauto ottimismo. Come ha ricordato la Dott.ssa Caterina Giugliano del SERT Roma F e come osservava qualche mese fa Enrico Tempesta, Presidente dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool, nel commentare il Rapporto Istat  2015, “è chiaro che le bevande alcoliche nella nostra cultura hanno una valenza diversa da quella di altri contesti, soprattutto nord-europei e statunitensi”. Secondo l’Istat,  il 63% della popolazione italiana maggiore di 11 anni consuma bevande alcoliche almeno una volta nell’arco di 12 mesi: ma nel 2005 la percentuale toccava il 70%. Sebbene sia confermato il dato secondo cui la popolazione più a rischio per il cosiddetto “binge drinking”(in altri termini, l’ “abbuffata di alcolici”, l’ubriacatura alla ricerca di una perdita di controllo immediata) sia quella giovanile (18-24), diverse ricerche europee individuano i giovanissimi italiani (classe di età al di sotto dei 13 anni) come coloro che nel Continente hanno le percentuali più basse di ubriachezza. Merito, senza dubbio, anche di serie campagne di informazione e prevenzione. Stesso discorso per quanto riguarda la dipendenza da “gioco d’azzardo patologico”, che si colloca, nella manualistica, tra i disturbi del controllo degli impulsi e viene considerata una variante del Disturbo Ossessivo-Compulsivo.

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Tra i dati più recenti e attendibili su questo tema – ha ricordato la Dott.ssa Giugliano – quelli che emergono dallo studio ESPAD®Italia 2014, condotto dai ricercatori del Reparto di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (Ifc-Cnr), che ha coinvolto oltre 30mila studenti di 405 Istituti Scolastici Superiori Italiani. I giovani giocatori “a rischio” e i “problematici” risultano poco più di 170mila, il 7% di tutti gli studenti (il 4% “a rischio” e il 3% “problematici”), mentre fino al 2011 rappresentavano l’11% (rispettivamente il 7 e 4%). Anche in questo caso, decisive si sono rivelate le campagne di sensibilizzazione e di prevenzione, come si evidenzia chiaramente incrociando i dati sopra ricordati, con quelli riguardanti il numero di Istituti Scolastici che hanno attuato iniziative di intervento su questo tema: se nel 2008 erano il 4%, sono passati all’8% nel 2011, per arrivare al 16% nel 2014. Interessanti anche i dati sulle tipologie di gioco: il 17% dei giovani rischia on-line: nel 2013, erano il 9%. “Si deve prestare particolare attenzione a questa ultima modalità più a rischio, – osserva Sabrina Molinaro, responsabile dello studio dell’Ifc-Cnr – “mi riferisco cioè al gioco praticato in solitudine e in alcuni casi utilizzando un’identità falsa e una moneta virtuale, senza il controllo dei genitori, né vincoli di orario, di spazio o di tempo”.

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“L’educazione alla salute – ha sottolineato la Prof.ssa Sara Leonardi, Docente dell’Alberghiero di Ladispoli e coordinatrice del Progetto – rappresenta uno dei doveri istituzionali della scuola e, per quanto riguarda l’Istituto “Giuseppe di Vittorio” costituisce da sempre un elemento qualificante dell’offerta formativa. Quello di “salute” è un concetto complesso ma concreto: è una risorsa che va guadagnata e mantenuta attraverso scelte consapevoli. Compito della scuola è quello di moltiplicare gli interventi informativi di educazione e di promozione della salute”. “Se i dati indicano una lieve inversione di tendenza per quanto riguarda la dipendenza da alcool e gioco d’azzardo, non bisogna però farsi illusioni. Di pochi giorni fa è, infatti, la notizia di un raddoppio del numero di quindicenni che fanno un uso continuato di eroina. Nella sua ultima ricerca – ha proseguito la Prof.ssa Leonardi – il CNR parla di 31mila teen ager che l’hanno provata almeno una volta nel 2015 (in 20mila l’hanno addirittura presa dieci volte nell’ultimo mese): sono numeri allarmanti che ci obbligano costantemente alla vigilanza. Non possiamo abbassare la guardia. Ne va del futuro delle giovani generazioni”.

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