«Non possiamo che condividere l’accorato appello dei rappresentanti di fisiatri, neurologi, geriatri, pneumologi, cardiologi e riabilitatori che, lunedì 19 febbraio, in occasione della conferenza stampa indetta da SIMFER, SIRN e Collegio dei Professori Universitari di Medicina Fisica e Riabilitativa del Lazio, hanno evidenziato come nel territorio laziale (caso unico nel panorama nazionale) lo standard riabilitativo non tiene conto delle specificità dei pazienti – che provengono per oltre il 90% dagli ospedali pubblici – e degli effettivi benefici ottenuti. Ci uniamo alla richiesta di una profonda revisione delle norme che regolano i criteri di congruità e di appropriatezza dei ricoveri in regime ordinario, adeguandole a criteri di scientificità che tengono conto delle comorbilità come accade in tutte le altre regioni d’Italia. Abbiamo bisogno di regole chiare, non interpretabili e condivise con i maggiori esperti riabilitatori regionali. Proponiamo inoltre che i controllori abbiano comportamenti uniformi e che siano professionalmente competenti nella specialità riabilitativa oggetto del controllo», afferma Antonio Vallone, Presidente Sezione Sanità di Unindustria.
Sono irregolari per il 90% le cartelle cliniche passate al setaccio dalla Regione Lazio nell’ambito della riabilitazione di ictus, SLA, Parkinson, Sclerosi Multipla, postumi di eventi fratturativi: è questa la paradossale vicenda che sta scuotendo attualmente il mondo della riabilitazione e che riguarda documenti emessi a partire dal lontano 2009. Un controllo retroattivo che si trasforma in un caso politico, perché riguarda diecimila operatori e decine di strutture sanitarie il cui futuro potrebbe essere messo a rischio dalla rivendicazione da parte della Regione di centinaia di milioni di euro, basandosi solo su “Linee Guida” in assenza di una vera normativa.

image_pdfScarica articolo (pdf)image_printStampa articolo
Quanto ti piace?

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com