“Se Civitavecchia a cavallo degli anni novanta-duemila ha cambiato volto ed è divenuta una vera e propria Città, gran parte del merito, per la progettazione e la realizzazione lo si deve a Giovanni Evangelista.

Proprio per questo, mi è dispiaciuto tantissimo non poter partecipare ai funerali e tributare il giusto omaggio ad un uomo la cui professionalità era inferiore solo alle enormi doti umane.

Lo ricordo risolvere magistralmente i problemi del Teatro Traiano garantendone l’apertura, dopo anni di abbandono; la realizzazione del Palazzetto dello Sport; la copertura Trincea ferroviaria, opera che sembrava impossibile; la riqualificazione di numerosissime scuole cittadine, in cui ancora oggi – grazie a Giovanni – crescono generazioni di studenti.

Giovanni Evangelista era un professionista di un livello tale che tutti, almeno una volta, gli abbiamo chiesto perché avesse deciso di fermarsi qui invece di proporsi su scenari certamente più importanti che avrebbe meritato senza il benché minimo dubbio. Lui ci rispondeva con un sorriso garbato che lasciava intendere tutto. L’amore per la sua splendida famiglia era l’elemento centrale della sua vita. I successi professionali venivano dopo. E forse, anzi sicuramente, aveva ragione lui … come sempre.

Da Sindaco era uno spasso assistere alle riunioni tecniche con l’ing. Evangelista. Arrivava con la sua inseparabile “coppola”. All’inizio delle riunioni taceva dinnanzi a ingegneri ed architetti di grandi multinazionali, con abiti firmati e grande oratoria … ma la riunione finiva sempre allo stesso modo. L’ing. Evangelista spiegava a tutti i presenti le cause dei problemi, gli errori fatti e le soluzioni. Tra chi prendeva appunti e chi annuiva, si chiudeva la riunione. L’Ingegnere con i suoi appunti, rigorosamente scritti a matita, tornava a studio. Il giorno dopo i problemi erano risolti.

Sarà difficile per questa Città trovare una altra figura di tanto e tale spessore.

Il testimone passa alle splendide figlie che sapranno certamente raccoglierlo. A loro ed alla amatissima moglie, va il mio saluto personale. Credo, questa volta più di altre, di poter trasformare il mio saluto in un metaforico abbraccio di tutta la Città”.

Pietro Tidei

 

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