Poi arriva il giorno in cui incontriamo una persona. A volte basta uno sguardo, un’espressione del volto, un modo di camminare, la voce… e si accende qualcosa di potente dentro di noi. Un desiderio, un pensiero fisso, un’aspettativa. Ci si riconosce subito e si iniziano a creare nella mente storie, fantasie, immagini. È proprio questo riconoscimento a determinare l’inizio di una relazione, l’accendersi di una brama. È come se si sapesse già tutto, come muoversi, cosa dire e cosa fare. L’altro risuona come uno strumento accordato. A volte si palesa anche quel fenomeno psichico chiamato telepatia. Il telefono squilla proprio nel momento in cui stavamo per chiamare, ci si incontra dappertutto, si dice la stessa parola contemporaneamente, si pronunciano frasi che corrispondono esattamente a quello che l’altro stava pensando in quel momento. E’ una magia che sorprende e innamora. Come due ballerini professionisti si sa già che passi fare a tempo di musica. L’intimità è travolgente, gli occhi si fissano all’unisono fino ad ipnotizzarsi, un calore pervade il nostro corpo, la mente è rapita! Tutto è perfetto e si declina davanti a noi come per incanto. Ma questo idillio, ad un certo punto, lascia il posto alla realtà. Nella danza si inizia ad inciampare, si va fuori tempo, gli strumenti non risuonano perché sembrano scordati. È la fase del conflitto, della critica, delle incomprensioni. Il telefono non squilla, si arriva tardi agli appuntamenti, si guardano altre persone, fa freddo e ci si sente nervosi e a volte spaventati. La distanza aumenta, la tensione sale, i giudizi fanno da padroni. Ormai quel magico inizio è un paradiso perduto. Non rimane che accettare di camminare nella valle oscura dell’anima, convivere con la solitudine frastornante, accettare il fallimento. A questo punto, quando il cuore è ferito e soffre, la consapevolezza ci viene incontro: “lo sapevo, sin dall’inizio che sarebbe finita!”; “non poteva funzionare, era tutto troppo perfetto e bello per essere vero!”; “ mi è successo un’altra volta”, “ci sono cascata un’altra volta!”. Proviamo ora ad analizzare, da un punto di vista psicologico, questa dinamica. Chiaramente due persone che non si conoscono e provengono da passati e famiglie differenti è decisamente improbabile che si incastrino perfettamente su tutti i piani dell’essere dal primo momento. A suscitare il vissuto di perfezione intervengono le nostre proiezioni inconsce, le nostre aspettative, i nostri desideri e bisogni, in una parola il nostro schema affettivo, cui l’altro sembra colludere perfettamente perché in questo stato di eccitazione mentale, emotiva e fisica si tende a vedere soltanto ciò che si vuole vedere. La familiarità con la situazione e con l’altro, la sensazione di conoscerlo da sempre e di sapere esattamente cosa fare derivano sempre dallo schema affettivo inconscio che è come una mappa che ci guida in un territorio conosciuto da sempre. In sostanza si è spinti inconsciamente a riproporre la scena edipica familiare, di quando eravamo bambini con i nostri genitori e le figure significative di riferimento, nel tentativo e nella speranza, ora divenuta desiderio, di risolvere lo schema, di restaurare quell’immagine frustrata e a volte infranta di perfezione d’amore, di piena condivisione, di armonia edenica perduta. Le ferite dell’infanzia vogliono essere sanate! E’ questo che muove gli adulti verso l’illusione d’amore: il tentativo maldestro e sognante di rivivere la serenità perduta da piccoli o di aggiustare le cose che in famiglia sono andate male. Questa dinamica si chiama “COAZIONE A RIPETERE”, una spinta interna a rivivere il trauma della ferita o della perdita dell’armonia per guarire. Purtroppo si tratta di meccanismi proiettivi e quindi di illusioni. Il partner non è il genitore perfetto che avremmo voluto e la relazione tra adulti non è la relazione genitori-figli. Il partner è un altro da noi, proviene da un’altra storia, con ogni probabilità sta cercando nella vita un altro senso e un altro significato, il suo! Col tempo la realtà si manifesta prepotentemente e ci si ritrova nuovamente nei guai come lo si era prima dell’incontro, soltanto ancora più feriti, ancora più delusi, ancora più arrabbiati. Dall’infanzia non si esce attraverso la “COAZIONE A RIPETERE” gli schemi affettivi familiari nella relazione d’amore, ma attraverso un percorso di consapevolezza e conoscenza, attraverso l’elaborazione profonda del nostro passato e maturando la nostra identità di adulti.

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