Ma stavolta non sono i fumi.
C’è un progetto nell’aria, anzi che avanza nel nostro mare. È quello dell’impianto di piscicoltura su gabbie galleggianti promosso da ENEL che, ricordiamo, essere oggi proprietaria di “opere murarie e infrastrutturali” dell’allevamento ittico operante a terra. Non è roba da poco. Si tratta, infatti, di 40 vasche galleggianti con diametro di 30 metri ciascuna, profonde da 5 a 10 metri, poste a circa 1200 metri dalla linea di costa di fronte all’impianto in funzione nella centrale TVN e che interesserebbero un’area di ben 150 ha.
L’impianto offshore andrebbe ad aggiungersi a quello a terra che continuerebbe la sua attività al 50% della produzione attuale, e proseguirebbe a scaricare effluenti non depurati sulla linea di costa.
Come Forum Ambientalista e Movimento No Coke Alto Lazio abbiamo presentato al Ministero dell’Ambiente le nostre osservazioni affinché il nuovo impianto non venga ritenuto idoneo a garantire l’ottemperanza della prescrizione di cui al DEC/VIA/680/2003 relativo alla riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord, che imponeva, appunto, la realizzazione di un progetto per la riduzione del carico di nutrienti proveniente dalla pescicoltura, tramite l’allontanamento della linea di costa di tale scarico.
Abbiamo invece chiesto la realizzazione di un impianto di depurazione e trattamento a servizio dell’impianto a terra, come disposto dal provvedimento del Ministero dell’Ambiente n° 0022960/2014 che, dopo una lunga corrispondenza con Enel, ne aveva disposto l’attuazione quale “soluzione obbligatoria”.
Riteniamo inaccettabile un incremento del carico organico e di nutrienti, presupposto per un’ulteriore eutrofizzazione di un’area già stressata da decenni, con sistemi inefficienti di depurazione delle acque reflue per diversi motivi specifici tra i quali segnaliamo, ad esempio, la contiguità degli impianti al Sito di Interesse Comunitario “Fondali tra Punta S. Agostino e Punta della Mattonara”, per il quale la Regione Lazio, nel 2016, aveva richiesto “interventi per eliminare le fonti d’inquinamento e per contrastare i processi di alterazione del ciclo sedimentario costiero”.
A nostro avviso, infatti, il nuovo impianto si porrebbe in contrasto con le misure per la conservazione del Sito di Interesse Comunitario per il quale, invece, andrebbero adottate quelle misure di tutela atte a “garantire la conservazione degli habitat e delle specie di fauna e flora d’interesse comunitario presenti e della biodiversità in generale, mantenendo o laddove necessario ripristinando gli equilibri biologici in atto, preservando il ruolo ecologico-funzionale complessivo del sito stesso …”.
Nelle nostre osservazioni abbiamo, inoltre, sottolineato come la cittadinanza si sia espressa per l’istituzione della Frasca come Monumento Naturale, un procedimento che oggi è in fase di conclusione e in base al quale quest’area, a cui la città tiene come ultimo tratto di un litorale naturale, sia presente nel vigente Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG), approvato dal Consiglio Provinciale con Delibera n.1 del 18/01/2010, tra le aree protette d’interesse regionale. Non vediamo, quindi, come sia tollerabile un ulteriore degrado paesaggistico.
Abbiamo infine ribadito come sia inaccettabile che Enel, che consegue lauti profitti dalla centrale a carbone ammorbando con le sue emissioni il territorio e la vita stessa della popolazione, abbia avuto l’ardire di accampare, quale scusa per non realizzare il depuratore, l’eccessiva onerosità dello stesso, rilanciando, invece con un aumento della produzione.
Un atteggiamento che risulta un vero e proprio sfregio al nostro mare, al nostro territorio e all’intera cittadinanza.

 

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