UNA DELIBERA VERGOGNOSA CHE LEDE IL DIRITTO COSTITUZIONALE ALLO STUDIO.
La delibera di Giunta con cui si definiscono le tariffe per lo scuolabus è indegna e deve essere annullata.

“Il Paese che vorrei” ribadisce la richiesta, al Sindaco e alla Giunta, di annullare la delibera che stabilisce le nuove tariffe del servizio scuolabus. Il servizio di trasporto scolastico risponde alla necessità sociale di sostenere il diritto all’istruzione ed è pertanto da considerarsi un servizio a favore della collettività. È necessario quindi riformulare un nuovo piano tariffario, secondo il principio dell’equità sociale e dell’accessibilità economica al servizio da parte delle fasce sociali più fragili.

Non è possibile pretendere, come prevede il piano tariffario deliberato dalla Giunta, che persone con reddito ISEE fino a 3.000 euro affrontino un costo di 400 euro per portare un figlio a scuola. Con un reddito di 5 o 6.000 euro ne dovrebbero spendere 900, per un solo figlio. Queste tariffe sono inique e inaccettabili e costringerebbero le famiglie a rinunciare allo scuolabus e a farsi carico di ulteriori sacrifici per garantire ai propri figli la frequenza a scuola e quindi l’accesso all’istruzione.

“Il Paese che vorrei” è determinato a dare battaglia affinché il servizio di trasporto scolastico non sia considerato come un servizio a domanda individuale ma sia invece considerato come un servizio alla collettività, di cui la collettività si fa carico per assolvere, come dice la costituzione, al dovere di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” in particolare discriminando l’accesso all’istruzione.

Una Amministrazione responsabile avrebbe dovuto verificare per tempo tutte le opportunità per una rinegoziazione del contratto, verificare la possibilità di accedere al sostegno economico e strumentale che la Regione Lazio prevede in tema di trasporto scolastico, verificare l’opportunità di un’eventuale gestione in-house del servizio.

In Giunta si sta invece agendo nel totale disinteresse dei criteri fondamentali di giustizia sociale che più volte “il Paese che vorrei” ha cercato di porre al centro della questione del risanamento. In questo modo si concepisce il Comune come una struttura priva di senso di responsabilità che, rinunciando alle proprie prerogative, infligge ai propri cittadini oneri insostenibili nascondendosi dietro l’esigenza di fronteggiare il dissesto.

Il Paese che vorrei ritiene che sostenere il criterio dell’accessibilità economica al servizio di trasporto scolastico debba rientrare tra i doveri istituzionali e morali di una Amministrazione comunale e che, per la realizzazione di questo obiettivo, si debba essere disposti a ricorrere in tutte le sedi competenti.

Risulta invece evidente che lo stesso coraggio che è mancato nella scelta di intraprendere il percorso del dissesto invece che del riequilibrio pluriennale, viene a mancare nell’ambito della difesa dei diritti e degli interessi dei propri cittadini. Nell’emanazione di questa indegna delibera, sono mancati l’impegno istituzionale, la lungimiranza e la cultura del bene e dell’interesse collettivo.

Il Paese che vorrei

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