“Già dalla fine del 1800, molti sono stati gli scandali di natura economica che hanno interessato l’Italia, solo per citarne alcuni: la Banca Romana, Banco Ambrosiano, la Banca Privata Finanziaria, sino a giungere a tempi più recenti in cui vediamo implicato il Monte dei Paschi di Siena, coinvolgendo personaggi, come Giolitti al tempo e poi Calvi e Sindona, successivamente. Edwin H. Sutherland, criminologo statunitense di origini scozzesi, nato nel 1883 a Gibbon nel Nebraska, dopo numerosissimi studi socio-econimici, compiuti anche presso l’Università di Chicago, concluse la sua esistenza con il lavoro più importante: il “crimine dei colletti bianchi”.
La sua opera, si sviluppò presso l’Università dell’Indiana, tra il 1935 ed il 1950, (anno della sua morte), ove fondò peraltro la “Bloomington School of Criminology”.
Letteralmente il “colletto bianco”, vuole distinguere una determinata categoria di lavoratori che svolge mansioni di ufficio o di coordinamento, a differenza di altri, definiti colletti blu che esercitano lavori manuali, o comunque più pesanti. Sutherland, con la sua analisi, identifica proprio nei colletti bianchi, una commistione tra questi, imprenditori e politici, relativamente ad una molteplicità di illeciti economici da questi commessi, evidenziando al contempo come la criminalità non sia una prerogativa esclusiva di determinate categorie sociali, considerate inferiori o ai margini della stessa società, come sino ad allora ipotizzato. In moltissimi films italiani degli anni 60’ – ’70 del secolo scorso, osserviamo con quale normalità viene riportata una “raccomandazione” per un posto di lavoro o una “bustarella”, quasi come fosse considerato tutto di estrema legalità. Agli inizi degli anni ’90 del ‘900, entra prepotentemente alla ribalta delle cronache lo scandalo “Tangentopoli”, mediante una serie d’inchieste denominate “Mani Pulite”, che portarono sotto i riflettori un sistema di corruzione, concussione e finanziamenti illeciti dei partiti, che coinvolse i vertici politici e finanziari, della così detta I Repubblica. Anche se non ho mai capito perché quel Giudice, gettò la toga asserendo di non mettersi mai in politica, ma di fatto facendolo dopo poco tempo, ora non so a quale Repubblica siamo arrivati, se sia la II, la III o la IV, ma stà di fatto, che decine e decine di scandali continuano a venire alla luce negli anni ed ogni giorno, a mero esempio, tra i più grandi riporto quello del MOSE di Venezia e quello che ha riguardato e tutt’ora riguarda, la mafia di Roma Capitale. Sembra quasi, che la volpe perda il vizio ma non il pelo…ops…l’uomo!

colletti bianchi

E sembra anche che ogni volta i personaggi interessati, sulla scorta delle esperienze criminali e giudiziarie dei loro predecessori, cerchino di ingegnarsi al fine di migliorare il loro “tiro”, nella speranza di rimanere impuniti.
Ma forse è proprio quest’ultimo fattore che contribuisce a dare una buona sicurezza al crimine dei colletti bianchi, così come pure ad altri generi di devianza: la mancanza di certezza della pena e la non immediatezza di questa, come pure la prescrizione, dovuta alla notoria lentezza della macchina giudiziaria, seppur con le recenti modifiche al codice di procedura penale, per molti reati, compresi quelli economici, la prescrizione del reato presenta tempi ben più lunghi rispetto ai precedenti. Resta il fatto, che ogni giorno esce alla ribalta delle cronache, un nuovo e sorprendente scandalo, sia per i modi in cui è stato realizzato, vuoi per le persone, che ne risultano coinvolte, nonché per le ingenti quantità di denaro pubblico sottratte alle casse dello Stato o comunque distratte per altri interessi che nulla hanno a che vedere con quelli pubblici. A tutto questo però voglio aggiungere una mia personale osservazione. Ho potuto notare, che sempre più, i dipendenti pubblici di ogni genere vengono additati come fannulloni, ladri ed incompetenti; sicuramente ce ne sono e verso di questi vanno intrapresi tutti i provvedimenti del caso, ma credo siano la minima parte rispetto a chi lavora onestamente, con salari bloccati da anni e che non permettono neanche di arrivare alla fine del mese decentemente.

colletti bianchi 2

Sono certo che invece il gioco dall’alto, sia quello di deviare il pensiero e l’attenzione dell’opinione pubblica verso una categoria tutto sommato debole, che è quella del pubblico impiego, rispetto ai veri criminali che ricoprono molto spesso le alte cariche della gerarchia politica e della pubblica amministrazione e che secondo le varie “Teorie dell’èlite” di Pareto, Mosca e Michels, si riciclano in modi diversi con mutevole abilità, ripresentandosi rinnovati o mediante loro adepti agli occhi del mondo. Il gioco è facile, c’è molta disoccupazione, ed allora fagocitare la mente dei media inducendo in questi che chi ha il posto fisso approfitta di questo e per questo… et voilà le jeux sont fait!!! … così copriamo i veri criminali. Certo, non ci aiutano gli scandali dei cartellini timbrati dai colleghi, ai dipendenti che nell’orario in cui dovrebbero essere al lavoro, vengono scovati a svolgere tutt’altra attività, ma in questi casi, mi chiedo: dove erano i dirigenti, o forse anche a loro faceva comodo questo andamento di cose?
Allora, questi sono i punti cardine sui quali secondo me si dovrebbe puntare per una P.A. funzionale, snella, razionale, onesta, corretta ed osservante delle norme, ma che dia anche soddisfazione ai volenterosi, il chè non vuol dire solo economica, perché molto spesso, nella P.A., se vuoi far funzionare le cose, dai anche fastidio e quindi, vi è la concreta possibilità, che si possa rimanere emarginati”.

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