“La sacrosanta clausola sociale di salvaguardia dell’occupazione locale ormai non basta più. Essa è mirata a tutelare l’anello debole della catena, ossia il lavoratore. Ma nel contesto attuale è necessario trovare, nel rispetto delle norme vigenti, sistemi di tutela delle imprese locali, oltre che dei loro dipendenti.

Perché i pochi imprenditori locali superstiti ormai non hanno più tutela alcuna, nel momento in cui le stazioni appaltanti del territorio formalmente rispettano il codice dei contratti, ma nella sostanza procedono con soglie di qualifiche sempre più elevate e di fatto escludono le aziende del territorio anche dagli inviti alle gare, come nel caso dell’appalto per le pulizie della Centrale di TVN, affidato ad un Global Service veneto senza che nemmeno una impresa locale sia stata invitata a partecipare.

E’ evidente che la politica non deve fare o tentare indebite ingerenze, ma deve in ogni caso svolgere il suo ruolo di tutela e garanzia per le realtà territoriali, dialogando – a monte – con le istituzioni e i grandi gruppi che insistono su quest’area.

Allo stesso modo, il Comune di Civitavecchia non può e non deve restare inerte di fronte al perdurare di una situazione inaccettabile come quella legata al consorzio che ha vinto l’appalto per le pulizie ed il servizio di portierato e hostess del Comune stesso: purtroppo le perplessità espresse dal sottoscritto e dal sindacato Ugl circa l’impostazione del capitolato, i tagli delle ore e poi l’affidabilità degli affidatari, si stanno dimostrando giustificate alla luce dei continui ritardi nel pagamento degli stipendi e – da quanto risulterebbe alle organizzazioni sindacali – delle modalità di gestione di parte del personale.

Anche questi episodi, divenuti ormai parte di una quotidianità che rischia anche di non fare più notizia, rientrano in quadro complessivo di crisi dell’imprenditoria locale, in cui il rapporto di vicinanza, di fiducia e di reciproco rispetto che con il tempo si instaura tra l’imprenditore ed i dipendenti facenti parte di una stessa comunità, è sicuramente diverso rispetto a quando i lavoratori sono solo dei numeri di matricola affidati a responsabili aziendali che vivono a loro volta a centinaia di chilometri di stanza.

Nell’era della globalizzazione è necessario trovare il modo – come comunità territoriali – di fare quadrato e recuperare, nell’ambito del quadro normativo esistente, un po’ di sano localismo per tornare intanto a una “impresa a km zero”. Dopodiché è evidente che la selezione la faranno comunque il mercato e la capacità imprenditoriale dei singoli, anche nel comprendere quando e come aggregarsi per recuperare la necessaria competitività. Ma oggi più che mai le aziende locali devono essere messe in condizione di partecipare per cercare di sfruttare ogni opportunità lavorativa offerta dal territorio”.

Così in una nota Massimiliano Grasso

Capogruppo La Svolta

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