Fabio Angeloni denuncia i conti (che non tornano) della Fondazione civitavecchiese.
«In 5 anni è stato smantellato un portafoglio di 5 milioni. 14,3 milioni di capitale sono stato consumati e consumati significa che non sono andati tutti alla città»: apre così Fabio Angeloni la conferenza stampa tenutasi venerdì 16 giugno presso il
Gran Caffè in via Giuseppe Garibaldi alla presenza delle testate locali ed alcuni cittadini. Ma perché questa conferenza? L’esponente del Partito Democratico ha indetto questo meeting al fine di rendere pubblici i dati snocciolati riguardo la
situazione finanziaria della Fondazione Cariciv, denunciando i dati allarmanti a partire dall’anno 2014. «La Fondazione non autonoma utilizza gli interessi del capitale[…] non si è usato il fondo di stabilizzazione, ma si è proprio preso ad intere
mani il capitale ed è stato speso» continua Angeloni al ine di suonare il campanello di allarme di un qualcosa che non torna; la Fondazione avrebbe un po’ perso di vista i costi gestionale ad esempio con l’assunzione di 7 individui non considerando
il personale della società di cui è socia al 100% contro le 2 persone e un part time.
I famosi 14,3 milioni presi dal capitale, sostiene Angeloni, sono il ‘gruzzoletto’ della città di Civitavecchia per mantenere
un establishment troppo caro. Secondo i dati ufficiali di bilancio solo nel 2017 verranno spesi 169 mila euro per vice direttore
e consulenti e 170 mila euro per i compensi degli organi amministrativi, quindi gli stipendi di chi gestisce superano l’importo messo a disposizione dalla Cariciv per il territorio: parliamo di 100 mila euro. Il tutto, però, non sarebbe completo se non
si mette sul tavolo la carta della partecipata Mecenate Srl, divenuta un fardello che non possono più permettersi.
«[..]la governance della Fondazione è disastrosa non solo per lo sperpero di risorse per mere spese interne e gestionali, ma per il fatto che le risorse che sono state spese in questi anni non derivano dalle entrate degli investimenti, bensì dal
consumo e dall’abbattimento del patrimonio della Fondazione» continua accusando l’ente, il quale continua a spendere i fondi elargiti che non derivano più dagli investimenti ma unicamente dalla smobilitazione del capitale. Se si continua in questa direzione si «porterà all’azzeramento entro il 2027» ma tale proiezione è alquanto ottimistica se non si modiicano le spese
di gestione. Sul finire della conferenza tre sono le domande che emergono e che forse aspettano alcune risposte: «come sia possibile che i soci della Fondazione non si siano resi conto di ciò che sta accadendo? Gli organi della Fondazione stanno
raccontando le cose che sto dicendo ai soci? E se si perché non si interviene?».
Dopo aver posto le domande, Angeloni fornisce anche le risposte: bisogna ridurre le uscite, tagliare le consulenze, i gettoni di presenza e, soprattutto, gli stipendi del consiglio d’amministrazione.
Aspettiamo ora solo il riscontro della Fondazione.

 

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