Il Pm Alessandra D’Amore della Procura della Repubblica di Civitavecchia, dopo aver acquisito agli atti la lettera scritta da Luigino D’Angelo, il pensionato che si è tolto la vita dopo aver perso i suoi risparmi nel crac di Banca Etruria, ha aperto d’ufficio un fascicolo contro ignoti in cui si indaga per istigazione al suicidio.

Sulla vicenda sono stati depositati esposti da parte di alcune associazioni di consumatori.

La vicenda

Correntista da oltre 50 anni presso la filiale di Civitavecchia della Banca Etruria, l’uomo si è impiccato il 28 novembre scorso, ma solo il contenuto della lettera, che fin’ora solo noi siamo riusciti a leggere, spiega nei minimi dettagli il suo gesto.

Nel testo avrebbe descritto i tentativi fatti per rientrare in possesso del suo capitale, dopo che la banca ha cambiato da basso rischio ad altissimo il suo profilo di investimento.

Il colpo di grazia è arrivato con il decreto “salva-banche”, che ha azzerato tutte le sue azioni ed obbligazioni.

Il pensionato si era rivolto a diverse persone, a partire dai responsabili della banca, ma senza ottenere risultati.

La moglie Lidia Dimarcantanio ha dichiarato: “Mio marito? Un uomo che si è sentito ingannato. Per onorare la sua memoria vorrei fare la terza guerra mondiale, ma la polizia mi ha consigliato di stare calma e tranquilla. Oltre a tutto quello che sto già passando, potrei rischiare anche di peggio”.

Lidia, moglie di Luigino racconta quello che il marito ha lasciato scritto nella lettera d’addio: “In commissariato mi hanno consigliato cautela”  spiega, “la lettera era nel computer di mio marito, l’hanno trovata loro. Ma non è firmata e la Banca potrebbe dire che l’ho scritta io che non so neanche come si accende il computer”. La signora racconta il  calvario vissuto dal marito in questi mesi.  Accusa i dipendenti della Banca dell’Etruria che non hanno voluto ascoltarlo. Lui aveva capito da tempo come sarebbe andata a finire. Ha provato a farsi restituire almeno il 70% della somma investita, ma non c’è stato nulla da fare.

“Il decreto salva-banche è stato l’atto ufficiale della fine di ogni speranza di vedersi restituire i suoi risparmi”, conclude la moglie.

Della tragedia si sono interessate anche le associazioni dei Consumatori Adusbef e Federconsumatori, chiedendo al procuratore di Civitavecchia di aprire un’indagine “per istigazione al suicidio e per verificare se il decreto di Bankitalia adottato dal governo sulla risoluzione delle quattro banche sia compatibile con le norme penali e con la Costituzione che all’articolo 47 tutela il risparmio”.

Ancora più duro Matteo Salvini, secondo il quale il pensionato si “è suicidato per colpa di Banca Etruria e di un governo assente” e si è trattato di “un suicidio di Stato”.

In tutta Italia ci sono migliaia di risparmiatori inferociti dopo aver subito una sostanziale truffa dalla propria banca e aver visto sfumare i risparmi di una vita. Ma il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non ha nessuna intenzione di fare autocritica e, anche davanti alla prima vittima, insiste sulla bontà del decreto salva-banche: “Il governo italiano quando ha visto quattro banche rischiavano di chiudere e rischiavano di perdere migliaia di posti di lavoro e i soldi dei contribuenti è intervenuto. E sono molto lieto – ha aggiunto – delle misure che ha preso perché ha salvato i soldi dei conti correnti e i posti di lavoro”.

L’accusa

Mentre la Commissione Europea ha chiesto formalmente all’Italia e ad altri Paesi di mettere in campo il sistema di garanzia dei depositi bancari, il Codacons ha presentato un esposto alla Procura di Civitavecchia per istigazione al suicidio: “Chiediamo di aprire un’indagine per accertare eventuali responsabilità di terzi nel suicidio del pensionato – ha detto il presidente dell’associazione di consumatori, Carlo Rienzi – In particolare vogliamo sapere se eventuali comportamenti di organi pubblici e soggetti privati abbiano potuto in qualche modo contribuire al tragico gesto”.

Le quattro banche che da giorni sono al centro delle polemiche dopo il loro salvataggio, inclusa la Banca dell’Etruria, iniziarono a manifestare problemi di solvibilità già diversi anni fa. Oggetto di ispezioni da parte della Banca d’Italia negli ultimi tempi, gli Istituti, particolarmente radicati sul territorio e motore dell’economia locale, sono passati attraverso vari commissariamenti, fino all’attuale configurazione di good bank sotto la guida di Roberto Nicastro.

Ma la loro turbolenza nasce da lontano:

–  il 30 maggio 2013 la Cassa di Risparmio di Ferrara viene commissariata. Ispettori di Bankitalia si presentano negli uffici e notificano il provvedimento ai vertici di Carife.

– Nel settembre 2014 è la volta del commissariamento di Carichieti.

– 24 marzo 2014. I vertici di allora di Banca Etruria, il presidente Giuseppe Fornasari, il direttore generale Luca Bronchi e il dirigente David Canestri, sono indagati nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla procura di Arezzo. L’indagine è scattata dopo che gli ispettori della Banca d’Italia, a lavoro in Banca Etruria già da diversi mesi, avevano inviato le loro osservazioni.

– 11 febbraio 2015. La Popolare Etruria e Lazio viene commissariata dalla Banca d’Italia. “Gravi perdite del patrimonio” è la causa della proposta di amministrazione straordinaria di Bankitalia con la quale il Ministero dell’Economia dispone quindi lo scioglimento del Cda di Banca Etruria. Perdite che sono emerse dagli “accertamenti ispettivi, avviati dalla Banca d’Italia”.

– 30 agosto 2013. Bankitalia decide la gestione provvisoria per due mesi di Banca Marche. Via Nazionale dispone la sospensione, in via temporanea, degli organi con funzioni di amministrazione e controllo di Banca delle Marche”.

– il 7 novembre 2013 emergono rilievi definiti ”pesantissimi” dal verbale di ispezione di Bankitalia sulla gestione di Banca Marche, su gran parte dei membri del Cda e del management in carica nel 2011 e 2012, sulla concessione di crediti a rischio e sul trattamento di fine rapporto milionario ottenuto nel 2011 dell’ex direttore generale Massimo Bianconi (7 milioni), e il bonus da 2,3 milioni incassato nel 2012, al momento dell’uscita definitiva da un istituto di credito che ormai aveva l’acqua alla gola. Il verbale di Palazzo Koch era stato consegnato il 28 ottobre scorso ai due commissari straordinari di BM Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni, insediatisi il 15 ottobre con il compito di traghettare la banca fuori dalla tempesta.

– 13 ottobre 2015. Banca d’Italia delibera la proroga di due mesi della procedura di amministrazione straordinaria per Banca Marche, nel giorno stesso della scadenza dei due anni di commissariamento.

– 22 novembre 2015. Il Governo, dopo aver tentato di salvare le 4 banche attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi e nell’imminenza dell’entrata in vigore (dal primo gennaio 2016) del bail in (il salvataggio ‘interno’) per le banche, vara il decreto con cui nascono “Nuova Cariferrara”, “Nuova Banca Etruria”, “Nuova Banca Marche” e “Nuova Carichieti”. Sono i quattro istituti ripuliti dai crediti deterioriati. Il provvedimento prevede una vendita al più presto delle 4 banche ‘ripulite’ con l’obiettivo di massimizzare il profitto. Depositi, conti correnti e obbligazioni ordinarie sono tutelati dall’accordo deciso con l’Ue. Le perdite sono state assorbite in prima battuta dagli strumenti di investimento più rischiosi: le azioni e le “obbligazioni subordinate”.

La testimonianza

Sarebbe stato un funzionario in particolare, allontanato dall’istituto per altre ragioni circa un anno fa, a convincere i clienti, tra cui Luigino D’Angelo, ad investire nelle obbligazioni.

Non per niente, proprio la filiale di Civitavecchia, dopo quella di casa madre ad Arezzo, sarebbe tra le più colpite in senso assoluto dal fallimento e dall’azzeramento azionario e delle obbligazioni subordinate.

“Era un continuo pressing” ci dice Luca, un imprenditore della Città di Traiano.

“Il rapporto con questa banca ha colpito duramente, me, i miei fratelli e mia madre. Tanti conti correnti, personali e di lavoro, una fiducia tale che, quando ero all’estero per lavoro, facevo le operazioni al telefono. Oppure passavo in filiale, c’era fila, ero di fretta, lasciavo mazzette di banconote in mano ai cassieri che poi provvedevano a fare i versamenti in un secondo tempo. Ovviamente loro non hanno colpe ma credo che altri dormano poco in questi giorni, in queste ore”.

Luca fa riferimento alla persona a cui si riferisce anche Luigino D’Angelo nella lettera d’addio lasciata nel Pc.

Questo funzionario, originario di Tarquinia in provincia di Viterbo, chiamava i correntisti e li invitava ad acquistare azioni di Banca Etruria: “Prendi 3 azioni e ne paghi una. Lo devi fare, c’è l’aumento di capitale, vedrai che poi varranno molto di più e ti ritroverai con un tesoretto”.

Questo era il ritornello più frequente. Poi le obbligazioni. Poca trasparenza, poche spiegazioni ma molte pressioni sui clienti. Secondo alcuni testimoni, questo funzionario avrebbe confidato ad alcuni amici che fare incetta di risparmi dei correntisti era diventata la sua missione principale, poiché prendeva importanti provvigioni dalla filiale centrale di Arezzo per i risultati che portava a casa.

Ad operare in modo simile c’erano altri funzionari nelle filiali più grandi, e nei piccoli centri erano i direttori ad assolvere a questo compito. Tra i beffati ci sarebbe anche un noto personaggio di Civitavecchia, a cui la Banca Etruria avrebbe mandato in fumo 200 mila euro di liquidazione.

(Fonte: etrurianews.it)

 

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