Nonostante qualcuno cerchi di mantenerlo a galla (di questi tempi, questi esempi, sono maleodoranti, ndr) l’ex dirigente dell’Autorità Portuale di Civitavecchia, divenuto poi Presidente e Commissario dell’ente, continua a far parlare di sé per gli strascichi giudiziari.

L’ultimo, ma solo temporaneo e cronologico, riguarda il contenzioso fiscale-amministrativo fra Totalerg (e, in seconda battuta, Enel) e l’Autorità Portuale di Civitavecchia.

Una batosta da 6 milioni di euro che metterà a dura prova i conti dell’ente e il lavoro del nuovo presidente Francesco Maria Di Majo.

Nei giorni scorsi, il Consiglio di Stato, in risposta al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che aveva chiesto un parere in merito, ha ritenuto che il ricorso straordinario di Totalerg al Presidente della Repubblica debba essere accolto.

Come i nostri lettori ricorderanno (del resto altri del posto non scrivono per fin troppo ovvie ragioni), Totalerg si era rivolta al Tar, ottenendo ragione, per impugnare due provvedimenti con cui l’Autorità Portuale allora presieduta da Pasqualino Monti nel 2012 e 2013 aumentò le tasse di imbarco/sbarco di diverse categorie merceologiche con un vero e proprio colpo di mano.

Il Consiglio di Stato, a fine 2015, e in concomitanza con l’altra batosta rifilata dal MEF, pronunciandosi sull’appello dell’Authority alla sentenza di primo grado, la annullò, rimettendo la materia al giudice tributario.

Questa cosa non impose cautela e riflessione alla gestione scellerata dell’ente che, nel frattempo (ottobre 2014), nelle more del giudizio pendente, l’allora presidente Pasqualino Monti, impose lo stesso una sovrattassa, riscossa per tutto il 2015 e fino ad oggi, e a metà 2016, intimò alle imprese interessate di “regolarizzare la propria posizione debitoria”.

Totalerg, però, a inizio 2015 si rivolse al Presidente della Repubblica impugnando il decreto di Monti del 2014 ed è su questo ricorso che circa un mese fa il Consiglio di Stato si è pronunciato positivamente ma la notizia si è saputa solo ora e tenuta nascosta per cercare di non danneggiare quel poco di speranze che Monti nutre, immotivatamente, per puntare ad una nuova Autorità di Sistema.

Il Consiglio di Stato ha infatti stabilito che la motivazione della sovrattassa, decisa “anche al fine di sostenere i costi di gestione degli impianti di depurazione in ambito portuale”, fosse insussistente, perché “nel decreto impugnato da un lato non si fa alcun riferimento all’atto programmatorio che avrebbe dovuto prevedere la realizzazione delle opere per le quali l’Autorità intende provvedere con risorse finanziarie da reperire con la soprattassa, dall’altro si finalizza l’aumento di quest’ultima alla copertura delle ‘spese di gestione degli impianti di depurazione in ambito portuale’, che non hanno carattere straordinario e non rientrano comunque tra le opere per le quali la legge n. 84/94 ha attribuito alle autorità portuali la potestà impositiva della soprattassa”. Altro motivo di censura è che la sovrattassa fa riferimento a coperture di spese precedentemente sostenute e non programmate per il futuro.

L’Authority rischia di vedersi presentare da Totalerg e dalle aziende che dal primo gennaio 2015 hanno movimentato rinfuse liquide nei porti del network romano (Fiumicino e Gaeta oltre a Civitavecchia), sempre che il tutto non riguardi anche il carbone un conto super milionario (altro che soldi all’amico sindaco Cozzolino).

I provvedimenti del 2012 e 2013 (e i relativi ricorsi) infatti riguardavano anche questa merce (da cui il coinvolgimento di Enel), mentre non è chiaro se altrettanto valga per l’aumento della sovrattassa del 2014: il provvedimento non è pubblicato sul sito dell’AP e il parere del CdS, che risponde ad un ricorso della sola Totalerg, parla solo di rinfuse liquide.

Il provvedimento del 2014, si legge infatti nel parere del CdS, ha “disposto a decorrere dal 1° gennaio 2015 ‘un netto aumento della tariffa unitaria della sovrattassa’, nella misura di €1,0 per il porto di Civitavecchia e di €0,70 per i porti di Fiumicino e di Gaeta”. Secondo i dati dell’AP, nel 2015 a Civitavecchia si sono movimentate oltre 465mila tonnellate di rinfuse liquide e 288mila nel primo semestre 2016. A Fiumicino 3,6 milioni di tonnellate nel 2015 e quasi 1,6 milioni nei primi sei mesi di quest’anno. A Gaeta 1,2 milioni e 758mila.

Il totale della sovrattassa ‘illegittima’ ammonta quindi a poco meno di 6 milioni di euro, di cui circa 4 in capo al 2015.

Una cifra di peso (superiore al 17%) su un totale di 22,9 milioni di tasse portuali riscosse nel 2015. E del resto la preoccupazione negli uffici dell’ente (che non ha mai fatto sapere se si sia dato intanto seguito all’intimazione del giugno scorso, circostanza da cui a questo punto potrebbero scaturire ulteriori problemi) è tangibile: “L’amministrazione è in attesa del DPR che recepisca il parere del Consiglio di Stato. Nel frattempo gli uffici stanno valutando la nuova situazione venutasi a creare in seguito alla pronuncia del CdS, l’impatto sul bilancio e le eventuali azioni che sia possibile ed opportuno intraprendere” ha spiegato una nota.

Non solo questo ha fatto perdere il sonno all’incauto Monti ma anche la sonora bocciatura che ha ricevuto il suo curriculum da Cantone. Non avrebbe le caratteristiche di legalità e trasparenza richieste dalla nuova riforma sulle Autorità Portuali.

Intanto, si sta chiudendo un’altra indagine a suo carico da parte della Procura della Repubblica di Civitavecchia che, nei prossimi giorni, dovrebbe far recapitare posta a molti soggetti, oltre allo stesso Monti, legati tra loro per affari a danno, ovviamente, dell’Autorità Portuale.

(FONTE WWW.ETRURIANEWS.IT)

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