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L’ospedale in crisi si dedica a progetti umanitari di ampio respiro nonostante 160 mln di deficit.

“Ci colpisce apprendere che l’Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini è impegnata da anni in programmi di ricerca e cooperazione internazionale con istituzioni e strutture sanitarie di diversi Paesi africani. Non solo per il nobile scopo perseguito ma perché ci chiediamo quale sia la reale mission di una azienda ospedaliera”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che insiste: “L’Azienda stipula un accordo con la Comunità di Sant’Egidio, sebbene abbia 160 milioni di deficit, un’assistenza sempre più in picchiata, servizi che chiudono, personale insufficiente, liste d’attesa improponibili, ore e ore se non giorni di attesa sulle barelle in pronto soccorso, prima di avere un posto letto. Con quali fondi si gestiscono tali rapporti internazionali?” si chiede il presidente. “Ė un buonismo alla rovescia: abbandonare i cittadini italiani per portare aiuti lontano, tutto il contrario di quanto si afferma nel capitolo dell’atto aziendale relativo ai valori e obiettivi strategici.Va bene l’impegno umanitario ma non sono sufficienti le cosiddette Ong – sulle cui recenti vicende stendiamo un pietoso velo – per assicurare collaborazione sanitaria e assistenza alle cure? La verità –chiosa Maritato – è che mantenere un buon rapporto con la Comunità, meglio conosciuta come l’Onu di Trastevere, è sempre un valore aggiunto per il grande ospedale romano, lo testimonia anche la capillare presenza all’interno di molti esponenti della Sant’Egidio, sempre collocati in posizioni di prestigio”.

 

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