allumiere

Ancora oggi si possono ammirare i resti della struttura.

“Il territorio dei Monti della Tolfa è molto vasto e ricco di storia”. Così lo scorso mese ricordava in un post su Fecebook l’edificio del piombo ad Allumiere, Gabriele Volpi, parlando delle miniere abbandonate.
“Non tutti sanno che nel XVIII secolo, non lontano da Allumiere (frazione La Bianca), la Reverenda Camera Apostolica, costruì uno stabilimento per la produzione di piombo dalla galena (Minerale: solfuro di piombo in cristalli, di colore grigio metallico, con sfaldatura facilissima, contenente argentite; è il principale minerale utile di piombo e di argento) – si legge nel post – La galena venne scoperta nel 1739 in filoni, durante l’estrazione dei minerali di ferro a Pian Ceraso.  In 5 anni vennero aperte varie miniere e cave, tutte situate nella zona che va da sotto Cibona fino alla Roccaccia. Lo stabilimento sarà edificato proprio in mezzo. A quell’epoca la fonte di energia per la lavorazione dei minerali era quella fornita dalla forza delle acque dei fiumi, torrenti e fossi. L’acqua permetteva di mettere in moto un ingegnoso meccanismo, situato all’interno dello stabilimento per la macinazione del minerale. Il meccanismo, costituito da una classica ruota per mulini ad acqua di 3 metri di diametro e interamente in legno, azionava 8 martelli metallici racchiusi in un grosso cassone anch’esso metallico. All’epoca, l’edificio del piombo, era raggiunto dall’unica strada che da Civitavecchia conduceva ad Allumiere e, passando per La Bianca, anche a Tolfa. Su questa strada, tramite carri trainati con animali, il metallo qui prodotto poteva raggiungere facilmente la città marittima ed essere da qui smistato. Lo sfruttamento della galena ebbe breve vita per due motivi: la scarsa quantità di metallo prodotto, meno del 25% del minerale, e l’insufficiente quantità d’acqua di cui si poteva disporre per il funzionamento dello stabilimento. Così, nel 1778 la Reverenda Camera Apostolica chiuse le miniere e lo stabilimento”.
Ancora oggi si possono ammirare i resti dell’edificio.

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