STUDENTI ASCOLTANO AGRONOMO

GLI STUDENTI DELL’ALBERGHIERO DI LADISPOLI VISITANO LA TENUTA TRE CANCELLI E LA CANTINA CASALE CENTO CORVI
IN UN BICCHIERE, LA STORIA E LA CULTURA DEL TERRITORIO CERITE.

Prosegue il percorso formativo degli studenti dell’Alberghiero di Ladispoli alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche del territorio. Giovedì 7 dicembre è stata la volta della Tenuta Tre Cancelli e della Cantina Casale Cento Corvi.
Accompagnati dal Prof. Renato D’Aloia, dal Prof. Claudio Carbonari e dal Prof. Glauco Nespeca gli allievi, accolti da Lara Calisi, Sommelier e Responsabile Comunicazione dell’Azienda ‘Tenuta Tre Cancelli’ e dall’agronomo Silvio Pulcinelli, hanno visitato i vigneti situati alle pendici dei Monti Ceriti, ricalcando le orme dell’antico popolo etrusco, che in questi luoghi sviluppò la propria cultura e civiltà. Agli Etruschi, secondo molti storici, si devono i primi studi sulle coltivazioni di viti, sugli innesti, sulla creazione di ibridi, sulla disposizione degli impianti. Dalle anfore tappate con sughero e pece alle bottiglie di oggi, dalla viticoltura etrusca “a tutore vivo” (o “vite maritata” – ossia legata ad altri alberi) alle tecniche attuali di coltivazione, dall’Età del Ferro (quando cominciò a diffondersi l’attività viticola) al presente: scorrono i secoli, ma rimane intatta la qualità di un vino che beneficia di un clima mite e di un terreno di origine vulcanica, ricco di sali di potassio e di fosforo. La Cantina di Tenuta Tre Cancelli – hanno spiegato – nasce nel 2001 dalla passione e dall’esperienza ultracinquantennale della prima generazione della famiglia De Rinaldis. Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti per le sue varie etichette. La Tenuta è inserita nel percorso della “Strada del vino e dei prodotti tipici delle Terre Etrusco-Romane” (il territorio compreso lungo il tratto di costa che va da Anzio a Civitavecchia, e più ad est verso i laghi di Bracciano e Martignano, fino ad includere lo scenario affascinante e selvaggio dei Monti della Tolfa). I vigneti aziendali, che forniscono il 100% dell’uva vinificata e del vino imbottigliato, sono coltivati a Trebbiano, Malvasia, Chardonnay, Sauvignon, Vermentino, Sangiovese, Montepulciano, Merlot e Cabarnet.
Dallo scorso anno, alla Tenuta Tre Cancelli è legata la gara di enogastronomia riservata agli Alberghieri del Lazio, organizzata dall’Associazione “Zio Carlo 1927” di Cerveteri e dedicata alla memoria del fondatore.

Carlo De Rinaldis era emigrato con la sua famiglia negli anni ‘40 dalla Puglia ed era arrivato nel Lazio come bracciante. Di lì a poco, nel 1951, sarebbe cominciata quella riforma agraria, condotta dall’Ente Maremma, che portò alla progressiva scomparsa dei latifondi e alla costituzione di 2844 unità produttive, poderi di varie dimensioni che furono distribuiti alle famiglie contadine. Insieme al paesaggio, cambiarono i destini di migliaia di persone.
Dall’operosità e dalla tenacia di Carlo De Rinaldis, nacque ad esempio l’azienda “Tenuta Tre Cancelli”, una realtà imprenditoriale che è stata capace di crescere negli anni, interpretando nel migliore dei modi l’anima più profonda del territorio cerite. E dalla tenuta è sorta l’Associazione “Zio Carlo 1927” che nel 2017 ha istituito la Borsa di Studio dedicata agli studenti degli Istituti Alberghieri del Lazio.
“La decisione di creare questo premio è stata dettata dalla volontà, profonda e autentica, di ricordare una figura storica  del territorio cerveterano che recentemente è venuta a mancare. – ha dichiarato Liborio De Rinaldis, Presidente dell’Associazione – Carlo De Rinaldis  fu capace di costruire un solido futuro per lui e per la famiglia, fu capace  di generare una nuova e prosperosa comunità,  fatta  di  persone provenienti da tutte le regioni di quell’ Italia che nel periodo postbellico versava nella miseria assoluta. La borsa di studio vuole quindi trasmettere l’essenza della sua cultura semplice ma operosa e tenace, della volontà di crescere e migliorare che lo “Zio Carlo” ci ha lasciato.  Seguendo il  suo esempio e la sua passione trascinante, anche  altri  si impegnarono sul territorio cerveterano, costruendo realtà aziendali ancora oggi esistenti e funzionanti, dimostrando che il lavoro, la  perseveranza, l’impegno e l’onestà sono valori immortali. Questi sono i valori su cui è nata l’Azienda “Tenuta Tre Cancelli” sostenitrice, attraverso il suo fondatore, dell’Associazione “Zio Carlo 1927”. Con l’istituzione della  borsa di studio “Zio Carlo”, quindi, si vogliono motivare gli studenti degli Istituti Alberghieri ad essere i nuovi pionieri, ad essere l’avanguardia della difesa e valorizzazione della nostra produzione enogastronomica”.

La visita degli studenti è proseguita al Casale Cento Corvi e ai vigneti di una delle realtà vitivinicole più interessanti e conosciute della provincia di Roma e della regione Lazio. Il nome proviene da un antico casale costruito dai Principi Orsini intorno al 1400, per ospitare la manodopera impegnata nelle tenute di loro proprietà. In quest’area, forte dell’esperienza di tre generazioni di viticoltori, la famiglia Collacciani ha fondato nel 2001 l’Azienda Casale Cento Corvi. “Ogni elemento, nell’antico territorio cerite, – hanno spiegato agli studenti in visita – sembra concorrere a rendere questi luoghi tra i migliori in Italia: il terreno ricco di minerali; il clima mite particolarmente adatto all’agricoltura; le colline che avvolgono i vigneti, fungendo da barriera contro freddo e vento; la forza mitigatrice del mare che, trattenendo calore durante l’estate, offre ampio respiro e dona una peculiare sapidità alle uve”. “Ma niente avverrebbe senza la passione per questa terra – hanno proseguito –  L’Azienda segue da sempre i più alti standard qualitativi sia nel controllo dei processi di coltivazione che nella selezione delle uve, le quali vengono poi trasformate seguendo le più avanzate tecniche di vinificazione.
Il risultato di questo processo è un prodotto di alta qualità che racchiude la sua essenza nel sapore e nella genuinità”. Anche quest’anno Casale Cento Corvi (insieme ad altri 64 produttori laziali) ha partecipato a Vinitaly. Quella del 2017 è stata la 51° edizione della fiera veronese, in cui l’azienda è presente da ben 15 anni. Costantino Collacciani e il padre Fiorenzo hanno più volte ricordato l’importanza della tipicità e del legame con il territorio: “Questo è un lavoro che appartiene al nostro DNA. Ce lo tramandiamo da tre generazioni. La vera forza di una Cantina è nel lavoro in vigna. Non possiamo permetterci di sbagliare nulla, perché il nostro vino è una rappresentazione di questo territorio, della sua storia antica, della sua grandezza, della sua bellezza, della sua originalità: tutto racchiuso in un bicchiere”.  L’Azienda ha dimostrato nel corso degli anni di essere sempre pronta al cambiamento. Innovazione nel rispetto della tradizione: questa la filosofia coraggiosa e vincente adottata nei vigneti del casale Cento Corvi. E da alcuni anni la famiglia Collacciani ha deciso di tornare al biodinamico, anche a costo di rinunciare – lungo il percorso della sperimentazione – a far uscire alcune etichette di vino, come è accaduto per l’annata 2014. E’ lo stesso Costantino a spiegarne i motivi: “Vogliamo tornare a quello che si faceva quarant’anni fa, quando non c’erano né fitofarmaci aggressivi né concimazioni chimiche. Noi guardiamo a quelle tradizioni. Mio nonno mi ha insegnato questo e io non ho mai abbandonato quella filosofia. Il nostro ritorno al biodinamico ha consentito risultati importanti, anche a costo di scelte coraggiose: nel 2014 abbiamo rinunciato a far uscire tre linee di prodotti, perché non le ritenevamo all’altezza, a dimostrazione del fatto che l’Azienda Casale Cento Corvi  vuole mettere nel bicchiere solo vini di qualità che rappresentino al meglio il  territorio e la nostra famiglia”.  “Il risultato più bello che abbiamo, la bottiglia più importante è il nostro Giacchè: è’ arrivato per caso, con la riscoperta di un antico vitigno che era stato perso. La famiglia, in virtù di quello che mio nonno ci raccontava di queste uve dai colori bellissimi e dal profumo meraviglioso, ha deciso di andare a cercare le piante. Abbiamo fatto la ricerca in modo molto tecnico, ma la sorpresa è stato il risultato: un vino unico nel suo genere, una fusione perfetta tra profumi, struttura e territorio, messi in un bicchiere”. E non si sono fatti attendere neanche i premi e le attestazioni di merito. L’ultima, in ordine di tempo, è quella del quotidiano ‘La Repubblica’ e della sua ‘Guida ai sapori e ai piaceri di Roma e del Lazio’ Edizione 2018”: Premio Miglior vino per il Giacchè rosso 2012.

 

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